venerdì 11 novembre 2011

Gli Ufo Terrestri: ipotesi di ricerca

Tratto da Area di Confine n° 42 - Marzo 2009 http://www.areadiconfine.it/ “[...] la mia sarà la macchina volante del futuro, più pesante dell’aria pur non essendo un velivolo; [...]Non avrà ali, sarà solida e stabile. La si potrà osservare sul terreno e nessuno capirà mai che si tratta di una macchina volante... sarà in grado di muoversi a piacimento nell’aria in qualsiasi direzione, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, senza temere i vuoti d’aria e le correnti... potrà rimanere assolutamente ferma nell’aria per poi ripartire velocemente [...]”(N. Tesla) In alcuni precedenti articoli pubblicati su questa rivista si è accennato all’ipotesi che esista una significativa percentuale di avvistamenti Ufo non riferibile ad attività aliene sul nostro pianeta. Tale ipotesi, che potrebbe avere una certa valenza ai fini della ricerca, comporterebbe un riesame approfondito della casistica e la creazione di nuovi archivi creati in base all’origine degli oggetti avvistati. Sinteticamente, senza tenere conto dei numerosi falsi e delle manifestazioni atmosferiche erroneamente scambiate per Ufo dai testimoni, potremmo parlare di tre distinte categorie: oggetti di natura extraterrestre con presenze a bordo, sonde di natura extraterrestre senza occupanti e oggetti di natura terrestre la cui esistenza ci è stata fino a oggi tenuta segreta. Tralasciando le prime due ipotesi, sulle quali la ricerca ha prodotto innumerevoli riscontri, ci occuperemo invece della terza e più controversa eventualità, cercando per quanto sia possibile di attenerci alle documentazioni esistenti senza cadere in facili teorie di complotto o semplici fantasie. di Armand du Prez UN MISTERIOSO INVENTORE Il titolo “My invention” riguardante una autobiografia a puntate pubblicata nel 1919 su Electrical Experimenter, forse a molti non dirà nulla in particolare, ma probabilmente il nome del suo autore, Nikola Tesla, suonerà di certo più familiare; sfogliando quelle pagine è sorprendente ritrovarsi a leggere abbondanti riferimenti ad alcune macchine volanti già progettate e in corso di realizzazione.Alcuni storici hanno voluto individuare in queste affermazioni la volontà da parte di Tesla di realizzare degli aerei o degli elicotteri; questo è quanto afferma anche Margaret Cheney, autrice di una delle migliori autobiografie su Tesla. Ma era veramente questa l’idea del misterioso inventore?L’idea della Cheney deriva da alcune affermazioni dello scienziato, e più in particolare da alcuni suoi riferimenti al problema del decollo verticale; in realtà, Tesla si riferiva a una macchina aerea priva di piani di sostentamento, di alettoni e di attacchi esterni: di cosa parlava esattamente?Non era certo interessato alla missilistica, non si riferiva quindi a un razzo a combustione; accennava invece a una macchina a reazione controllata sia meccanicamente che per mezzo di energia trasmessa senza fili. ALCUNE CONSIDERAZIONI L’intero Universo è formato da cariche elettriche, neutroni, protoni, elettroni; la vera sfida risiede nel trovare il modo di accedere e di usare questo infinito moto elettrico perpetuo, cosa che probabilmente Tesla aveva già pianificato visto che la sua macchina aveva già superato la fase di progettazione. Prima di essere un ingegnere elettrico, Tesla si era interessato di ingegneria meccanica e l’ipotesi che avesse unito queste sue due conoscenze, cementandole con il genio che lo animava, non è certo da scartare; rimane il fatto che se gli venisse accreditata la costruzione di un velivolo simile agli Ufo, non solo si aprirebbero nuove frontiere di ricerca, ma ci troveremmo anche ad affrontare un inquietante interrogativo: se Tesla aveva trovato il modo di sfruttare l’energia che ci circonda, che fine ha fatto questa sua intuizione? Perché continuiamo a usare combustibili tradizionali se virtualmente avremmo una nuova tecnologia disponibile già da tanto tempo? In ogni caso, come ci eravamo ripromessi all’inizio, non vogliamo scivolare in discorsi tipici delle teorie di complotto; rimane il fatto che Tesla aveva forse tra le mani qualcosa di assolutamente innovativo e lo descriveva con le stesse immagini con le quali descriviamo oggi quegli strani oggetti volanti che corrispondono al nome di UFO. Proprio su questo argomento William Lyne ha scritto due libri, riportati in ultimo tra le fonti consultabili, all’interno dei quali sostiene una tesi forse troppo estremista, ma che per alcuni suoi aspetti vale la pena considerare, almeno relativamente a quella parte di avvistamenti che potrebbero non avere natura aliena. Lyne sostiene con radicale convinzione che tutti gli Ufo fino a ora avvistati sarebbero di origine terrestre, frutto di segreti militari tenuti nascosti da moltissimo tempo; questo modo di pensare si scontra con le innumerevoli e inspiegabili prove di presenze aliene sulla Terra e nasce sicuramente da una visione pessimistica e cospirazionistica del problema; la parte più interessante riguarda invece la sua trattazione del caso Tesla, in particolare quella che riguarda i sistemi avanzati di propulsione. Sulla scorta delle ricerche compiute da Lyne, risulterebbe che Tesla era andato molto avanti nella realizzazione di una macchina volante elettrica, e aveva già costruito un sistema di guida giroscopico nel 1917. Le apparecchiature vennero testate superando una prova di 200 miglia con l’appoggio della Sperry Gyroscope Company, una società industriale statunitense fondata nel 1910, a Brooklyn, da Elmer Ambrose Sperry, inventore tra l’altro di una speciale bussola giroscopica molto usata in marina e in aviazione; attualmente la società, dopo varie vicissitudini, si è specializzata in elettronica ed è presente sul mercato con il nome di Unisys. La notizia ancora più interessante riportata da Lyne, riguarda il sistema di propulsione e di gravitazione dell’Ufo di Tesla; i due sistemi, infatti, sarebbero stati supportati da un flusso di etere, radiazioni o flusso di fotoni con l’interazione di cariche positive e negative.In pratica, attraverso l’uso di apparecchi elettrici, Tesla avrebbe reso possibile la creazione di vortici nel flusso etereo, i quali, a loro volta, avrebbero spinto il velivolo nella direzione voluta. TRA SCIENZA E MISTERO Dal 1891 al 1894, Nikola Tesla aveva già condotto degli esperimenti nel tentativo di usare il flusso etereo, forse in previsione di quanto avrebbe cercato di costruire in futuro; l’esperimento consisteva nel creare uno stato solido partendo da due lamine metalliche parallele tramite la corrente alternata a frequenza e tensione elevate. In questo modo era riuscito a dare una sorta di ordine al flusso di etere, cercando in seguito di arrestare o sorreggere le placche.La logica dell’esperimento era altresì estremamente interessante: un flusso di fotoni virtuale è per sua natura disordinato, non è polarizzato, e consiste in un fluido talmente tenue da non poter essere impiegato per scopi pratici. Nonostante ciò scorre continuamente attraverso i nostri atomi senza che noi ne avvertiamo minimamente la presenza; l’elettricità ad alta tensione e alta frequenza sprigionata dal trasformatore di Tesla era in grado di “ordinare” questo flusso, oltre che creare dei veri e propri vortici al suo interno. Si tratta in pratica dell’anticipazione di quello che oggi è conosciuto come “Effetto Casimir”, ovvero la forza che si esercita fra due oggetti estesi separati dovuta non alla gravità o alla carica elettromagnetica, ma alla presenza di un campo, detto di punto zero, nello spazio fra i due oggetti, un postulato descritto soltanto a partire dal 1948.Tesla però era andato oltre, aveva dichiarato che la sua macchina avrebbe potuto raggiungere una velocità di 277 miglia al secondo, pari a 444 Km.; lo stesso Lyne afferma che tale velocità risulta esagerata per i viaggi intercontinentali, mentre potrebbe essere raggiunta nello spazio interplanetario; queste due affermazioni, implicitamente, confermano che Tesla non si riferiva a un aereo o un elicottero, entrambi velivoli che in ogni caso, per le loro caratteristiche strutturali, non potrebbero mai raggiungere queste velocità. L’Ufo di Tesla, dalle poche documentazioni esistenti, doveva assomigliare a una cupola o una semisfera arrotondata, a volte rappresentata come una sorta di sigaro volante, entrambe immagini molto note agli studiosi di ufologia. Questa idea di macchina volante venne in seguito ripresa in una intervista rilasciata al New York Times il 22 settembre del 1940; in quella occasione Tesla dichiarò ufficialmente di aver realizzato un progetto chiamato “Teleforza”, un progetto che consisteva in quattro distinte invenzioni già ampiamente testate: un metodo atto a produrre raggi nell’aria senza alcun vuoto, un metodo per produrre forza elettrica o tensione infinitamente maggiore a quella fino a quel momento conosciuta, un metodo per amplificare la forza prodotta con la seconda invenzione, un metodo per produrre una spaventosa forza elettrica propellente. Nessuno ha mai potuto rintracciare le prove in merito alle affermazioni di Tesla. È però alquanto strano notare come la recente messa in funzione del sistema HAARP, tristemente legato al problema delle scie chimiche, si avvicini molto a quanto dichiarato dallo scienziato, così come i parametri che stanno alla base delle onde ELF. Cosa progettò Nikola Tesla? Cosa effettivamente realizzò ma non riuscì a rendere di pubblico dominio? Questa è soltanto una delle tante storie riferibili agli “Ufo terrestri”. Le coincidenze e le stranezze sono così tante da formare altrettanti ragionevoli dubbi. Non possiamo certo affermare che la totalità degli avvistamenti sia riferibile a più o meno nascosti segreti militari, sarebbe negare a oltranza delle evidenze fin troppo documentate; sarebbe comunque auspicabile approfondire il tema degli Ufo terrestri, una ipotesi altrettanto documentata e sperimentata. Nel cielo si muovono da sempre inafferrabili segreti provenienti da mondi ancora sconosciuti. Parte di essi hanno forse ispirato e sollecitato il genio di alcuni ricercatori, e Nikola Tesla è di sicuro tra questi. “Alla luce di queste rivelazioni tentiamo di approfondire la questione, ma non prima di aver riportato alcune annotazioni di Tesla così sorprendentemente vicine alle moderne osservazioni e conclusioni sugli Ufo: “[...] la mia sarà la macchina volante del futuro, più pesante dell’aria pur non essendo un velivolo. Non avrà ali, sarà solida e stabile. La si potrà osservare sul terreno e nessuno capirà mai che si tratta di una macchina volante... sarà in grado di muoversi a piacimento nell’aria in qualsiasi direzione, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, senza temere i vuoti d’aria e le correnti... potrà rimanere assolutamente ferma nell’aria per poi ripartire velocemente[...]”(N. Tesla) Approfondimenti: • William Lyne - “Scienza e dittatura occulta”. • Margaret Cheney – “Man of Time”. • Matteo Tenan blog http://ufologiaealtrimisteri.myblog.it/ • William Lyne – “Space aliens from the Pentagon” Edizioni Creatopia. • William Lyne – “Physics Tesla’s hidden space propulsion system and the conspiracy to conceal it” Edizioni Creatopia.

martedì 4 ottobre 2011

"Io tra gli indignati di Liberty Plaza Vi imbrogliano, ora diciamo basta"

Il racconto di Michael Moore: "Ho deciso di impegnarmi. Questa adesso è la nostra missione, impegnarci". L'esempio di New York: otto milioni di abitanti, un milione vive in povertà. E' una vergogna e la gente non ne può più
di MICHAEL MOORE
Michael Moore
NEW York ha otto milioni di persone: e un milione vive in povertà. È una vergogna. Eppure il sistema non si ferma qui. Non importa quanta vergogna possiamo provare: la macchina va avanti - per fare altri soldi. Per trovare nuovi modi di imbrogliare la gente che lavora. Nuovi modi per accaparrarsi le pensioni: di rubare ancora di più. Ma qualcosa sta succedendo a Liberty Plaza.

Sono stato a Liberty Plaza per un paio di notti. E ci tornerò. Sapete? Stanno facendo un gran lavoro laggiù. E stanno ricevendo sempre più sostegno. L'altra notte il sindacato dei ferrotranvieri - gli autisti di bus, gli autisti della metropolitana - ha votato con entusiasmo per sostenere la protesta. Tre giorni fa 700 piloti di linea - soprattutto United e Continental - hanno marciato su Wall Street. Non so se avete avuto modo di vedere queste cose nei tg. So bene com'è andata la copertura fin qui: vi hanno mostrato pochi hippy che picchiavano duro sui tamburi - le cose tipiche che cerca la stampa. Per carità: che Dio benedica gli hippy che picchiano sui tamburi! Ma c'è una ragione per cui "loro" vogliono farci vedere solo questo. E allora ve lo dico io che cosa ho visto in quella piazza. Ho visto i giovani. Ho visto gli anziani. Ho visto la gente di tutti i tipi e di tutti i colori e di ogni religione. Ho visto anche la gente che vota per Ron Paul (il candidato presidenziale ultraconservatore che vuole abolire la Banca centrale). Voglio dire: è un gruppo di gente davvero assortita. Ci stanno le infermiere in quella piazza. Ci stanno gli insegnanti in quella piazza. Gente di ogni tipo.

Martedì ci sarà una nuova manifestazione: anche gli autisti di autobus e della metropolitana marceranno su Wall Street. E ho già sentito dire che l'Uaw (il sindacato degli operai dell'automobile) sta pensando a qualcosa del genere. Pensate: il loro incubo peggiore diventa realtà. Gli hippy e gli operai dell'auto che marciano insieme! Ma vedete: la gente ha capito. E tutta questa storia sulle divisioni interne e questo e quell'altro: alla gente non gliene importa più niente. Perché stavolta si tratta dei propri figli: che rischiano di non poter più andare al college. Stavolta si rischia di restare senza un tetto. Questo è quello che è davvero in gioco.

Ma quello che mi sembra più strano e bizzarro, dei ricchi, è come abbiano deciso di strafare fino a tanto. Voglio dire: gli stava andando tutto così bene. No: per loro non era abbastanza. Per i nuovi ricchi non era abbastanza. I nuovi ricchi che hanno fatto quattrini non grazie a buona idea. Non a un'invenzione. Non con il loro sudore. Non con il loro lavoro. I nuovi ricchi che si sono arricchiti con i soldi degli altri: con cui hanno giocato come se fossero al casinò. Soldi su soldi. E adesso ci ritroviamo con una generazione di ragazzi per cui gli eroi da seguire sono quelli dei canali tv di business: quelli che si sono arricchiti facendo soldi su quelli che fanno soldi su quelli che fanno i soldi... Ma quanto bisogno avremmo di giovani che si mettessero al lavoro per salvare questo pianeta? Per trovare le cure a tutti questi mali. Per trovare un modo di portare acqua e servizi igienici ai miliardi di persone su questa Terra che non ne hanno.

Questo è ciò che ci vorrebbe. E invece le 400 persone più ricche di questo paese oggi hanno più ricchezza che 150 milioni di americani messi tutti insieme. Dicevano: oh, sarà uno di quei numeri che Michael Moore butta giù. Beh, è una statistica vera: verificata da Forbes e da PolitiFact. Le 400 persone più ricche di questo paese hanno più ricchezza che 150 milioni di persone messe insieme! Ma questa non si può chiamare democrazia. La democrazia implica una qualche sorta di eguaglianza: una qualche sorta di egalitarismo. Io non dico che ogni pezzo della torta dev'essere della stessa misura: però non siamo andati ormai oltre?
Ma ora c'è questa buona notizia. Perché fino a quando avremo qualcuno che pone delle sfide alla nostra democrazia - fino a che la Costituzione resterà intatta - vorrà dire che ciascuno di noi avrà lo stesso diritto di voto dei signori di Wall Street: una persona vota per una persona. E loro potranno pure comprare tutti i candidati che vogliono: ma la loro mano non guiderà la nostra mano quando saremo in cabina. Questo è il messaggio da gridare forte: da fare arrivare a quei milioni di persone che si sono arresi - o che sono stati convinti e fuorviati per ignoranza. Ecco: se riusciremo a far arrivare il nostro messaggio, beh, per quei 400 sarà il peggiore degli incubi. Perché l'unica cosa che sanno fare bene sono i conti. E sanno che noi siamo un fottìo più di loro. Dipende solo da noi. Basta svegliarsi al mattino e dire ok, adesso basta, fine. Ho deciso di impegnarmi. E ho deciso di coinvolgere 10 persone tra i miei vicini. Questa adesso è la nostra missione: impegnarci. Per questo vi dico: sostenete la protesta di Liberty Plaza.
(testo raccolto da Angelo Aquaro durante la presentazione dell'ultimo libro di Moore al St. Mark's Bookstore,
la storica libreria indipendente di New York che sta lottando per non chiudere)


fonte -
http://www.repubblica.it/esteri/2011/10/02/news/moore_indignati-22546405/

mercoledì 15 giugno 2011

Questa sera la luna sarà rossa. Eclissi visibili in tutta Italia

Mercoledì 15 giugno dalle 21 alle 23, in tutta Italia sarà possibile ammirare l‘eclissi totale di Luna, nuvole permettendo. L’eclissi che darà spettacolo per più di 100 minuti è una delle più lunghe degli ultimi anni, ed anche per quelli a venire. Un record, dal momento che negli ultimi cento anni solo tre eclissi totali sono durate così tanto. Tra queste anche l’ultima del 16 giugno 2000, che ha regalato 107 minuti di oscurità.

L’eclissi sarà visibile da tutto il Paese, dalle 21 inizierà a vedersi maggiormente al Sud, ma dalle 21.30 si vedrà bene in qualunque località dello stivale. Infatti l’Europa è tra i fortunati con l’eccezione della Scozia e il nord della Scandinavia, a poter ammirare lo spettacolo mercoledì sera insieme anche ai paesi dell’Africa occidentale e nazioni come Brasile, Uruguay e Argentina.

Un’eclissi di Luna si verifica quando la Terra transita tra il Sole e il suo satellite naturale. Il cono d’ombra generato dalla silhouette terrestre finisce con il ricoprire completamente la Luna, che da bianca diventerà rossa.

“La Luna si tingera’ di un bel rosso carico, perche’ va proprio verso il centro del cono d’ombra”, spiega l’astronoma Elena Lazzaretto, dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). ”Le tonalita’ del rosso – aggiunge - dipendono molto anche dalle caratteristiche dell’atmosfera, come quelle che derivano dall’inquinamento o quelle liberate dai fenomeni vulcanici”. L’Unione Italiana Astrofili (Uai) non esita a definire l’eclissi di mercoledi’ l’evento astronomico dell’anno.

La Luna comincera’ a entrare nel cono d’ombra della Terra alle 19,23 e l’eclisse parziale comincera’ ad essere visibile dalle 20,22. Mentre l’eclissi totale inizierà alle 21,22 e raggiungera’ il culmine alle 22,12, quando la Luna sara’ entrata in profondita’ all’interno del cono d’ombra della Terra e apparira’ di un rosso intenso e molto scuro.

Per rivedere l’eclissi totale di luna, alla fine della serata di mercoledì 15, dovremo attendere almeno altri quattro anni.

mercoledì 18 maggio 2011

IL GOVERNO USA CONTINUA CON GLI ESPERIMENTI SUL CONTROLLO CLIMATICO

Il governo statunitense continua, con molta nonchalance, a condurre esperimenti sulle manipolazioni climatiche (ha iniziato almeno mezzo secolo fa…!).

Precedentemente classificate sotto i nomi “Progetto Cirrus” (1947) e “Progetto Popeye” (1966), le manipolazioni meteorologiche non sono più una pratica segreta. Nel 2005, il Senatore del Texas, Kay Bailey Hutchinson, sponsorizzava il progetto di legge (S517) “al fine di stabilire le Operazioni di Modificazioni Climatiche e di un Consiglio di Ricerca, e per altri scopi”. Tale progetto non è mai diventato legge. Tuttavia, si ha ragione di credere che diverse istituzioni governative portano avanti gli esperimenti legati al controllo climatico attraverso pratiche legali ed illegali senza renderlo pubblico.

Non si tratta soltanto di un sospetto degli Stati Uniti. Il governo cinese, lo scorso aprile, annunciava la creazione della prima nevicata artificiale sulla città di Nagqu, in Tibet. Il fenomeno è soltanto un esempio di una lunga serie di esperimenti condotti in Cina sulle manipolazioni climatiche nel corso degli anni. La Cina, infatti, è, a livello mondiale, il paese che attualmente ha in essere il numero più elevato di progetti sull’inseminazione artificiale delle nubi.

L’inseminazione di nubi attraverso l’utilizzo di ioduro di argento fu scoperta nel 1946, quale metodo valido per la stimolazione delle piogge. Nel 1947, l’esercito Americano tentò di utilizzare tale procedimento per la creazione artificiale di un uragano che, successivamente, colpì le coste della Georgia, nei pressi di Savannah. Alla metà degli anni ’60, tecniche simili venivano utilizzate con la speranza di rendere fangosa la Ferrovia di Ho Chi Minh, in Vietnam. L’idea era quella di rallentare il nemico grazie a delle condizioni meteorologiche sfavorevoli e, di contro, evitare che gli alleati potessero incontrare difficoltà dovute ad un clima avverso.

Si tratta comunque di una tecnica obsoleta se la si paragona alle nuove metodologie più avanzate della nanotecnologia ed ad altre teconologie utilizzate per il controllo climatico. La MEMES (Microelectric Mechanical Sensors) o la più recente Global Environmental MEMS Sensors (GEMS), per citarne qualcuna, delle apparecchiature estremamente piccole, utilizzate per il controllo meteorologico. Della grandezza non superiore a quella di un pulviscolo, i sensori sono progettati per essere inviati all’interno degli uragani e di altri sistemi climatici per la registrazione di dati, quasi come fossero parte di tali sistemi. Questi dati possono essere successivamente utilizzati per migliorare le previsioni meteorologiche e potenzialmente controllare il clima atttaverso una migliore comprensione delle complesse formule matematiche coinvolte in tali sistemi. Un obiettivo è quello di “manovrare” tali sistemi verso punti ben precisi, aumentandone o diminuendone, a seconda, le dimensioni.

Un altro partecipante estremamente controverso nel gioco delle manipolazioni climatiche è il poco famoso sistema HAARP, con base a Gakona, Alaska. HAARP, High Frequency Active Auroral Research Program (programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza, N.d.t.). Si tratta di un enorme sistema di antenne ispirato ai lavori scientifici di Nikola Tesla. Iniziato intorno al 1990, il programma HAARP è stato soltanto di recente declassificato e la maggior parte delle ricerche ad esso legate sembra abbiano luogo in via segreta.

Attraverso questo sistema, quantitativi massicci di energia vengono sparati nella ionosfera, andando a riscaldare e distorcere una sezione fino a 30 miglia di diametro. Vi sono varie opinioni contrastanti al riguardo. Secondo alcuni lo scopo ufficiale di queste installazioni sarebbe quello studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Ma c’è chi dice che si tratta di un’operazione governativa di massa, tesa ad un controllo totale. Ma sono solo teorie, a volte persino poco plausibili.

Anche di fronte all’evidenza, molte persone credono ancora che le modificazioni climatiche siano solo pura fantasia. Le persone devono invece sapere che simili tecnologie esistono da molto tempo, vengono davvero utilizzate ed hanno un potenziale altamente pericoloso ed un uso che va contro ogni etica.
Il clima del nostro pianeta è parte di un unico sistema interconnesso e ogni modifica apportata, naturalmente o meno, va a colpire qualsiasi elemento legato a tale sistema.
Eppure, noncuranti, le organizzazioni più interessate alla sperimentazione di modificazioni climatiche, sembrano applicare le loro teorie in una moltitudine di modi irresponsabili.

Chris Handy
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=7139

IL PIANETA RISPONDE

Lunedì il Segretario del Capo di Gabinetto, Yukio Edano, ha preso le difese del governo giapponese riguardo il disastro nucleare di Fukushima, insistendo sul fatto che l’impianto era in una “situazione stabile, relativamente parlando”. Questo suona un po’ come la descrizione ufficiale delle 11.500 tonnellate di acqua appositamente scaricate nell’oceano al largo di Fukushima “a basso livello di radioattività” o “leggermente radioattive”.

Lo è 'leggermente' se confrontata con la persino più radioattiva acqua conservata presso lo stesso impianto. Ma questi sono i fatti, in poche parole: si può lasciare così tanto all'occhio di chi osserva, e il governo giapponese non è stato significativamente più preoccupato rispetto alla Tokio Electric Power Company (TEPCO), che gestisce il complesso, nel vedere lontano quando si è trattato di Fukushima.

Martedì il governo ha finalmente alzato il livello di allerta a Fukushima sulla scala internazionale, dal livello 5 al 7 – “incidente molto grave” – il più alto previsto, usato solo una volta per il disastro di Chernobyl nel 1986 (che ha creato una “zona morta” di 15.000 miglia quadrate (3.884.982 ettari) in Ucraina). Sebbene i funzionari governativi si siano precipitati a sminuire il confronto con Chernobyl, un funzionario della TEPCO ha offerto questa inquietante diversificazione del rischio: “La nostra preoccupazione è che la quantità dei rilasci potrebbe alla fine raggiungere quella avvenuta a Chernobyl o superarla”.

In realtà, sul nostro pianeta intontito dai colpi non abbiamo mai visto qualcosa come quello che sta accadendo a Fukushima – non uno, ma quattro reattori nucleari adiacenti, tre dei quali sembrano aver subito uno scioglimento parziale e diverse vasche di contenimento per il carburante esaurito (che, in termini di radioattività è tutto meno che esaurito) in diverse condizioni di criticità.

Nel frattempo, dalle settimane necessarie a tenere la situazione sotto controllo si è passati ala paura di mesi, anni, decenni o forse servirà un intero secolo per la pulitura e il recupero. C’è l’ipotesi che una parte del nocciolo di almeno uno dei reattori sia già “fuoriuscita nella parte inferiore della sua struttura di contenimento” e ogni azione per portare il complesso sotto un qualche controllo sembra solo creare, o rischia di creare, altri problemi inaspettati (come l’acqua “leggermente radioattiva”).

Contemporaneamente, in mezzo alle scosse di assestamento dopo quella di 9.0 gradi Richter dell’11 marzo 2011 (e con la probabilità di altre scosse simili nei prossimi anni), il governo giapponese ha lentamente ampliato la “zona di evacuazione” di 20 chilometri (recentemente descritta dai visitatori come una misteriosa “zona della morte, come un episodio della Twilight Zone di Rod Serling incrociato con The Day After – una visione apocalittica della vita sulla terra nell’era nucleare”) attorno al complesso.

Solo questa settimana si è iniziato ad avvertire le donne incinte e i bambini di rimanere fuori da alcune aree fino a 30 km di distanza dall’impianto. Non deve sorprendere, considerando che in un piccolo numero di analisi effettuate sul suolo al di fuori dei 30 km – in un caso a 40 km da Fukushima – il Cesio 137 (il cui tempo di dimezzamento è di 30 anni) è stato riscontrato a livelli che hanno superato quelli che avevano costretto i residenti di Chernobyl ad andarsene. Molti dei centinaia di migliaia di giapponesi che vivevano in queste zone (e, se le cose peggiorano, anche al di là di esse), potrebbero non tornare mai più a casa.

Quello che è accaduto a Fukushima potrebbe essere uno spaventoso avvertimento che noi umani stiao oltrepassando il limite e che il nostro pianeta trova il modo di punirci per questa superbia? E, tenete a mente, i giapponesi in questo non sono affatto i soli. Dopo tutto negli USA almeno cinque reattori nucleari sono situati in “zone sismiche ad alto rischio” secondo un recente rapporto, che non comprende nemmeno il reattore di Indian Point, costruito su una faglia sismica a sole 30 miglia dal centro di New York, la mia città.

Forse, come suggerisce il solito TomDispatch di Michael Klare - autore di “Rising Powers, Shrinking Planet” - nell’articolo che segue, è ora di ricalibrare quando si tratta del modo con cui trattiamo il nostro pianeta Terra – prima che sia troppo tardi.
Tom

Nel suo libro del 2010, “Eaarth: Preparare una vita su un ostile Nuovo Pianeta”, l’attivista e studioso ambientale Bill McKibben descrive un pianeta così devastato dal riscaldamento globale che non è più riconoscibile come la Terra che un tempo abitavamo. Questo è un pianeta, predice, “di poli che si sciolgono e foreste morenti e un mare corrosivo e pesante, rastrellato dai venti, mitragliato dalle tempeste, bruciato dal calore”. Alterato dal mondo in cui la civiltà umana è nata e ha prosperato, ha bisogno di un nome nuovo – così gli ha aggiunto una “a”, “Eaarth”.

L’Eaarth che McKibben descrive è una vittima del consumo sfrenato delle risorse da parte del genere umano e delle sue emissioni incuranti di gas serra che alterano il clima. Vero, Eaarth causerà dolore e sofferenza agli umani, come il livello dei mari cresce e le coltivazioni deperiscono, ma come lui la ritrae, è essenzialmente una vittima della rapacità umana.

Con tutto il rispetto per la visione di McKibben, vorrei offrire un’altra prospettiva sulla sua (e nostra) Eaarth: come una potente protagonista nel suo diritto e come una vendicatrice, più che una semplice vittima.

Non basta pensare ad Eaarth come una vittima impotente dell’umana predazione. È anche un complesso sistema organico con molte difese potenti contro interventi esterni, difese che producono effetti devastanti quando si tratta di società umane. E tenete in mente: siamo solo all’inizio di questo processo.

Per comprendere la nostra situazione attuale, comunque, è necessario distinguere tra disturbi planetari ricorrenti e naturali e le risposte planetarie agli interventi umani. Entrambi necessitano di una rinfrescata, perciò iniziamo con cosa la Terra è stata capace di fare prima di rivolgerci alle risposte di Eaarth, la vendicatrice.

Sopravvalutare noi stessi

Il nostro pianeta è un complesso sistema naturale e, come tutti i sistemi, è in continua evoluzione. Mentre ciò accade – quando i continenti si separano, le catene montuose si alzano o si abbassano, i modelli climatici cambiano – si verificano terremoti, vulcani, tsunami, tifoni, siccità prolungate e altre perturbazioni natural, anche se in modo irregolare ed imprevedibile.

I nostri predecessori sul pianeta erano profondamente consapevoli di questa realtà. Dopo tutto le antiche civiltà venivano ripetutamente scosse, e in alcuni casi distrutte, da tali perturbazioni. Per esempio, è opinione diffusa che l’antica civiltà Minoica del Mediterraneo dell’est sia stata cancellata da un'enorme eruzione vulcanica sull’isola di Thera (chiamata anche Santorini) nella metà del secondo millennio prima di Cristo.

Evidenze archeologiche suggeriscono che molte altre civiltà siano state indebolite o distrutte da intensa attività vulcanica. In “Apocalypse: Earthquakes, Archaelogy and the Wrath of God” (“Apocalisse: terremoti, archeologia e la collera di Dio”) Amos Nur, geofisico dell’Università di Stanford e il suo co-autore Dawn Burgess suggeriscono che Troia, Micene, l’antica Gerico, Tenochtitlan e l’impero Ittita possano essere decaduti in questo modo.

Di fronte alle ricorrenti minacce di terremoti e vulcani, molte antiche religioni hanno personificato le forze della natura nella forma di dèi e dee e hanno elaborato rituali umani e offerte sacrificali per placare questi dei potenti. L’antico dio greco del mare, Poseidone (Nettuno per i Romani), altresì chiamato “lo scuotitore della terra”, si pensava causasse terremoti se provocato o arrabbiato.

In tempi più recenti, i pensatori hanno avuto la tendenza a farsi beffe di tali nozioni primitive e dei rituali connessi, suggerendo invece che scienza e tecnologia – i frutti della civiltà – offrono aiuto più che sufficiente per permetterci di trionfare sulle forze distruttive che governano la Terra. Questo cambiamento di coscienza è stato documentato in modo notevole da “A New Green History of The World” di Clive Ponting del 2007.

Citando pensatori influenti del mondo post-medievale, ci mostra come gli europei avevano acquisito la ferma convinzione che gli esseri umani dovrebbero e potrebbero governare la natura, non il contrario. Il matematico francese René Descartes, vissuto nel XVII secolo, per esempio, ha scritto di impiegare la scienza e le conoscenze umane per “poter rendere noi stessi i signori e padroni della natura”.

È possibile che questo sempre maggiore senso di controllo sulla natura sia stato rafforzato da un periodo durato poche centinaia di anni in cui ci potrebbe essere stato un numero minore di perturbazioni naturali a minacciare le civiltà.
In quei secoli le moderne Europa e Nord America, centri della Rivoluzione Industriale, non hanno sperimentato nulla di simile all'eruzione di Thera dell’era Minoica – o, per questo, qualsiasi cosa simile al doppio assalto del terremoto con magnitudo 9.0 e dello tsunami di 15 metri che hanno colpito il Giappone l’11 marzo.

Questa relativa immunità a tali pericoli fu il contesto nel quale si è sviluppata una civiltà molto complessa e tecnologicamente sofisticata che, per lungo tempo, ha dato per scontata la supremazia umana sulla natura su di un pianeta apparentemente quieto.

Ma questa è una valutazione accurata? Gli eventi recenti, dalle inondazioni che hanno sconvolto il 20 per cento del Pakistan e hanno messo sott’acqua le enormi pianure australiane agli incendi causati dalla siccità che hanno bruciato vaste aree della Russia, suggeriscono altrimenti. Negli ultimi anni il pianeta è stato colpito da un’ondata di forti eventi naturali, incluso il recente terremoto-tsunami del Giappone (con le sue numerose potenti repliche), il terremoto ad Haiti del gennaio 2010, il terremoto a febbraio 2010 in Cile, quello del febbraio scorso a Christchurch in Nuova Zelanda, nel marzo del 2011 in Myanmar e il devastante terremoto-tsunami del 2004 nell'Oceano Indiano che ha ucciso più di 230.000 persone in 14 paesi, a causa di una serie di terremoti, di tsunami e di eruzioni vulcaniche in Indonesia e in tutta la zona circostante.

Se non altro questi eventi ci ricordano che la Terra è un sistema naturale in continua evoluzione, che i pochi secoli appena trascorsi non sono necessariamente predittivi dei prossimi, e che ci siamo cullati, nell’ultimo secolo in particolare, in un senso di compiacimento riguardo al nostro pianeta a mala pena giustificata. La cosa più importante che questi ci suggeriscono che potremmo – e pongo l’accento sul potremmo - ritornare in un'epoca in cui la frequenza di questi avvenimenti sia in aumento.

In questo contesto la follia e l’arroganza con cui abbiamo trattato le forze della natura viene messa prepotentemente a fuoco. Prendiamo cosa è successo al complesso nucleare di Fukushima–Daiichi nel Giappone del nord, dove almeno quattro reattori nucleari e le loro attigue vasche di contenimento per il combustibile nucleare esaurito sono tuttora fuori controllo.

I progettisti e proprietari dell’impianto non hanno ovviamente causato il terremoto e lo tsunami che hanno creato l’attuale rischio. Ciò è stato il risultato dell’evoluzione naturale del pianeta, in questo caso dell’improvviso movimento di placche continentali.
Ma loro sono ampiamente responsabili per aver fallito nel prevedere la potenziale catastrofe, per aver costruito un reattore su un sito che ha subito frequenti tsunami nel passato e per aver ipotizzato che le piattaforme in calcestruzzo possano contrastare ciò che di peggio la natura avesse da offrire.

Molto è stato detto sui difetti di progettazione dell'impianto di Fukushima e del suo inadeguato sistema di sicurezza. Tutto questo è senz'altro fondamentale, ma la causa ultima del disastro non era un semplice difetto di progettazione. Era l’arroganza, la sovrastima del potere dell’ingegnosità umana e una sottostima del potere della natura.

Quali futuri disastri saranno attesi in nome di tale arroganza? Nessuno, a questo punto, può dirlo con certezza, ma l'impianto di Fukushima non è il solo reattore costruito in zone sismiche attive o a rischio potenziale di altri eventi naturali. E non fermiamoci agli impianti nucleari.

Consideriamo, per esempio, tutte quelle piattaforme petrolifere nel Golfo del Messico a rischio di uragani sempre più violenti o, nel caso di cicloni, sempre più potenti e frequenti; le piattaforme che il Brasile sta progettando di costruire in mare aperto a 290 km dalle sue coste nell’oceano Atlantico. E con i recenti eventi in Giappone, chi può sapere quale danno potrebbe infliggere un forte terremoto in California? Dopo tutto, anche la California ha siti nucleari sinistramente vicini alle faglie sismiche.

Sottovalutare Eaarth

L'arroganza è, comunque, solo uno dei modi con cui scateniamo le ire del pianeta. Di gran lunga più pericoloso e provocatorio è l'avvelenamento dell’atmosfera con i residui del consumo delle risorse, specialmente i combustibili fossili. Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, le emissioni totali di carbonio, derivati da tutte le forme di uso dell'energia, sono arrivati a 21,2 miliardi di tonnellate dal 1990 e si prevede di raggiungere i 42,4 miliardi di tonnellate nel 2035, un incremento del 100% in meno di mezzo secolo.

Più biossido di carbonio e gas serra scarichiamo nell'atmosfera, più alteriamo il naturale sistema climatico del pianeta e danneggiamo le altre entità vitali, tra cui gli oceani, le foreste e i ghiacciai. Tutti questi sono componenti della struttura del pianeta e, se danneggiati in questo modo, innescano meccanismi di difesa: l'aumento delle temperature, il cambiamento nei modelli delle precipitazioni e un aumento del livello dei mari, tra gli altri.

Il concetto di Terra come un sistema naturale complesso con molteplici azioni e reazioni fu proposto per la prima volta da uno studioso dell’ambiente, James Lovelock, nel 1960 e proposto nel 1979 nel suo libro, “Gaia: A New Look at Life on Earth” (“Gaia: un nuovo sguardo alla vita sulla Terra”) (Lovelock rubò il nome dell’antica dea greca Gaia, personificazione della Madre Terra, per la sua versione del nostro pianeta).

In questo e in altri lavori, Lovelock e i suoi collaboratori sostengono che tutti gli organismi biologici e il loro ambiente inorganico sul pianeta sono strettamente integrati nel formare un complesso sistema che si autoregola, mantenendo le condizioni necessarie per la vita, un concetto che chiamarono “Ipotesi Gaia”.
Quando una parte qualsiasi di questo sistema è danneggiata o alterata, le altre rispondono cercando di riparare o compensare il danno, in modo da ripristinare l’equilibrio essenziale.

Pensiamo al nostro corpo quando viene attaccato da microorganismi virulenti: la temperatura sale, produciamo più globuli bianchi e altri fluidi, dormiamo molto e mettiamo in campo altri meccanismi di difesa. Se si ha successo, le nostre difese prima neutralizzano ed eventualmente sterminano i germi invasori. Questo non è un processo cosciente, ma un processo naturale salvavita.

Eaarth ora risponde alle depredazioni dell’uomo in modo simile: riscaldando l’atmosfera, prendendo anidride carbonica dall’aria e depositandola negli oceani, aumentando le piogge in certe aree e diminuendole in altre, compensando in qualche maniera il massiccio rilascio di emissioni nocive nell’atmosfera.

Ma quello che Eaarth fa per proteggere sé stessa dall'intervento umano, è improbabile che sia benefico per le società umane. Quando il pianeta si riscalda e i ghiacci si sciolgono, il livello dei mari aumenta, distruggendo così città e inondando aree costiere e zone coltivate. La siccità diventerà endemica in molte aree agricole un tempo produttive, riducendo le scorte di cibo per centinaia di milioni di persone.

Molte specie-chiave di piante ed animali fondamentali per la sopravvivenza umana, tra cui varie specie di alberi, di colture alimentari e di pesci, si dimostreranno incapaci di adeguarsi a tali cambiamenti climatici e cesseranno di esistere. Gli uomini potranno – e sottolineo potranno – avere maggior successo nell'adattarsi alla crisi del riscaldamento globale rispetto a tali specie, ma in tale processo moltissimi rischiano di morire di fame, di malattia e in guerra.

McKibben ha ragione: non viviamo più sull’ accogliente pianeta una volta conosciuto come Terra. Abitiamo un posto nuovo, già cambiato radicalmente dall’intervento umano. Ma non stiamo operando su un’entità passiva, impotente e incapace di difendersi dalla trasgressione umana. Triste a dirsi, impareremo con costernazione quale sia l’immenso potere di Eaarth, la vendicatrice.

Michael T. Klare è docente di Studi sulla Pace e Sicurezza Mondiale all’Hampshire College, scrive su TomDispatch e autore del più recente “Rising Powers, Shrinking Planet”. Una versione film-documentario del suo libro precedente, “Blood and Oil” è acquistabile presso la Media Education Foundation.

Tom Engelhardt, co-fondatore dell’American Empire Project, dirige TomDispatch.com. È autore di “The end of Victory Culture”, storia della Guerra Fredda e di un romanzo “The Last Days of Publishing”. Ha anche scritto “The World according to TomDispatch: America in the New Age of Empire” (Verso, 2008), una storia alternativa dei folli anni dei Bush. Il suo ultimo libro è “The American Way of War: How Bush’s Wars became Obama’s” (Haymarket Books).

Fonte: www.tomdispatch.com

Link: http://www.tomdispatch.com/post/175379/tomgram%3A_michael_klare%2C_avenging_planet/#more

lunedì 16 maggio 2011

Area 51, UFO e vita aliena, cade la censura e arriva la notizia bomba del secolo

Tutto quello che ci hanno sempre nascosto sarà svelato prossimamente dalla troupe televisiva di Peter Yost che ha avuto accesso alla base segreta americana e promette si svelarci cose incredibili. Ufo? Alieni? Entro la primavera la risposta.
Volete una notizia bomba da far accapponare la pelle? Bene, sedetevi e tenetevi forte:

per la prima volta nella storia, un'equipe televisiva è riuscita ad avere tutte le autorizzazioni necessarie per accedere all'interno di tutti gli uffici, laboratori e dipartimenti ubicati all'interno della base aerea Nellis (Nellis Air Force Base) meglio nota come Area 51. Si tratta di una vasta zona militare super-segreta controllata dalle forze armate statunitensi, che si estende per circa 26 mila km2 all'interno del territorio desertico di Groom Lake, detto anche Dreamland (la terra del sogno), nel sud dello Stato del Nevada. La base ha livelli di sicurezza da film di fantascienza, con sensori di movimento, telecamere, controlli satellitari, uomini armati, missili superficie-aria, disseminati un po ovunque lungo il suo perimetro, per impedire l'accesso del personale estraneo e il sorvolo dello spazio aereo da parte di aeromobili non autorizzati. Proprio per questi standard così rigidi, la base aerea Nellis non compare sulle cartine geografiche. Ma cosa accade all'interno dell'area 51 da richiedere una così grande discrezione, inducendo, in passato, il governo americano a sconfessarne addirittura l'esistenza?

Ufficiosamente, il sito è adibito alla progettazione, sviluppo e sperimentazione di nuove apparecchiature, per lo più velivoli tecnologicamente avanzati, come aerei spia e moduli lunari. Qui è stato concepito, ad esempio, il famigerato bombardiere supersonico Stealth-B2, l'aeroplano realizzato con materiali compositi a base polimerica unitamente a rivestimenti superficiali radar-assorbenti, che lo rendono impercettibile o difficilmente individuabile da molti strumenti di localizzazione, inclusa la vista.

La notizia ancora più riservata, da sempre sulla bocca dei curiosi, è che la base venga impiegata per concepire velivoli non convenzionali, funzionanti con generatori ad antimateria asportati da alcune navicelle extraterrestri catturate in seguito a crash, che permetterebbero di attraversare le barriere spazio-temporali a velocità uguali o superiori a quelle della luce! Robert Scott Lazar, un fisico americano che ebbe modo di lavorare all'interno del sito, affermò di aver visto all'interno dei dischi volanti con caratteristiche sorprendenti: cabine di pilotaggio molto piccole che avrebbero potuto ospitare a malapena un bambino e in nessun caso un uomo adulto, velivoli costruiti con materiali sconosciuti sulla Terra e privi di punti di saldatura, come se l'intero chassis fosse stato fuso all'interno di uno stampo. A ciò si aggiungono le testimonianze di alcuni ex dipendenti, che affermerebbero di aver lavorato a contatto con esseri alieni per lo sviluppo di queste nuove tecnologie e i numerosi avvistamenti giornalieri che i turisti e le equipe televisive di tutto il mondo, hanno immortalato in questi anni con le loro videoriprese e foto.

La troupe televisiva che ha avuto accesso all'area 51, filmando i meandri più nascosti della base come mai nessuno aveva fatto prima, è quella del produttore Peter Yost, collaboratore da sempre delle più grandi redazioni televisive del mondo, tra cui NBC News, Discovery-Times e molti altre. L'uomo ha realizzato per la National Geographic Television un documentario - “Area 51 declassified”- destinato a diventare il numero uno nel panorama mondiale degli speciali d'inchiesta, nel quale vengono mostrati documenti declassificati, filmati, fotografie, interviste a ex dipendenti e tante altre cose sottratte per una vita ai nostri occhi e che lo stesso Yost assicura di rilevanza notevole. Infatti, durante la conferenza stampa, tenutasi nel corso della TCA (Television Critics Association) a Los Angeles, l'uomo ha dichiarato: «il programma televisivo pubblicherà foto e filmati esclusivi all'interno della struttura militare, con interviste a ex dipendenti della stessa Area. Alcune delle cose che ci sono state nascoste sono abbastanza notevoli» - ed ha po aggiunto - «Ormai è fatta! Siamo in possesso di migliaia di documenti e filmati unici. E' tutto vero, è tangibile e verificabile. Ed abbiamo alcune sorprese! E' davvero eccezionale essere riusciti ad ottenere dalla base militare ultra-segreta l'accesso a dei documenti militari declassificati».

Non resta allora che aspettare per vedere questo capolavoro sui nostri teleschermi e finalmente conoscere la verità su UFO e alieni.

giovedì 12 maggio 2011

CABLEGATE – Bersani pro nucleare, cable svela accordi con USA

Rivelata dai cable di wikileaks la partership di 5 anni, ancora in vigore, tra Italia e USA per lo sviluppo dell’energia nucleare in Italia. A firmare l’accordo nel novembre del 2007, fu l’ex ministro dello Sviluppo Economico, nonchè attuale segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani. L’ex presidente nazionale di Legambiente Roberto della Seta, sapeva dell’accordo per il ritorno al nucleare in Italia, ma rimase in silenzio e, successivamente nelle elezioni politiche del 2008, venne ricompensato con un comodo scranno al Senato della Repubblica.

(Il segretario PD Pierluigi Bersani e Chicco Testa nuclearista ed ex presidente di Legambiente)

I cable di Wikileaks sono diventati ormai come gli appelli lanciati dal Vaticano o come le sanzioni dell’Unione Europea, ovvero presi in considerazione dalla nostra stampa solo se avvalorano la linea politica editoriale di riferimento. Quando Assange, infatti, diffonde documenti che riguardano qualche goliardata di Berlusconi, la stampa di sinistra crea un caso mediatico, mentre quando i cable riguardano il segretario del maggior partito di opposizione, il quale documenti alla mano, la pensa sulla questione nucleare, allo stesso modo di un esponente dell’esecutivo avverso, succede che il silenzio di tutti i media tradizionali è assordante e, solo la rete riesce a svolgere il compito d’informare e denunciare, privilegio che un tempo apparteneva alla carta stampata.

Il 13 novembre 2007, infatti, venne firmato tra l’allora ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani e il Segretario USA all’ Energia Bodman, un accordobilaterale di partneship sulla ricerca e lo sviluppo dell’energia nucleare. L’accordo denominato GNEP prevedeva una durata di cinque anni ed è, dunque, salvo rinuncia unilaterale di uno dei due Stati firmatari, ancora in vigore. Ecco uno stralcio del cablogramma inviato dall’ Ambasciatore americano Spogli al dipartimento di Stato USA, nel quale cita alcune frasi pronunciate dall’exl ministro Bersani: ” Il risultato del Referendum non esclude l’Italia dalla generazione di energia nucleare, l’ha solo sospesa e questa partneship può giocare un ruolo importante nel modificare gli atteggiamenti italiani nei confronti dell’energia nucleare”.

Il referendum per Bersani, dunque, ha rappresentato solo un pit-stop, ma le intenzioni future di tornare al nucleare sono chiare e su questo punto, l’attuale segretario del maggior partito di opposizione ha una linea politica, perfettamente allineata, con quella del suo avversario politico, nonchè successore al Dicastero dello Sviluppo Economico Romani.

Il silenzio di Legambiente.

Nel novembre del 2007, alla firma della partneship Italia-Usa, l’allora presidente di Legambiente Roberto Della Seta, non contrastò l’ accordo per il ritorno al nucleare dell’Italia, ma in cambio del suo silenzio gli è stato riservato dal Partito Democratico un comodo scranno al Senato della Repubblica. Il fatto che i presidenti di Legambiente, nel corso della storia, abbiano mutato opinione sul nucleare non stupisce, ma almeno Chicco Testa non ne fa mistero e gode dell’odio di tutti gli antinuclearisti italiani.

Il caso della Sardegna.

Un’altro caso simile è quello avvenuto in Sardegna, dove ogni anno Legambiente organizza la festa del mare (www.lafestadelmare.it). Indovinate chi contribuisce economicamente alla buona riuscita dell’evento? La E.ON., colosso energetico tedesco che lo scorso 11 gennaio ha disperso nel nord dell’ Isola un’ingente quantità di olio combustibile, violando le incontaminate coste della Sardegna. E’ come se la Beretta, nota per la fabbricazione di armi da guerra, sponsorizzasse le campagne di Emergency o Medici senza Frontiere. Legambiente, infatti, in questo grave incidente è stata molto cauta nei confronti della E.ON! Tutti speravano che l’ associazione ambientalista inviasse la fantomatica “Goletta Verde”, per verificare con delle analisi bio-chimiche lo stato di salute dei fondali e dell’habitat sottomarino violato dalla mare nera. Legambiente Sardegna, invece, non solo ha minimizzato l’accaduto, ma il suo presidente regionale ha consigliato agli isolani di mangiare il pesce senza nessuna precauzione, ovvero prima che venissero resi noti i risultati delle analisi effettuate dalla competente ASL.

Ovviamente le migliaia di volontari e buona parte dei dirigenti di Legambiente sono persone intellettualmente oneste e, il loro apporto è fondamentale per la conservazione e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, ma queste vicende ci ricordano anche la fallibilità dell’uomo e delle istituzioni.

fonte:

http://www.wikileaksitalia.org/cablegate-bersani-pro-nucleare-cable-svela-accordi-con-usa/

Blondet: Bin Laden non è morto, ecco la mia verità

«La morte di bin Laden? Il classico film americano: Clint Eastwood che uccide qualcosa e il gran finale rubato al film Master and Commander». Lo dice a ilsussidiario.net il giornalista e scrittore Maurizio Blondet. Già inviato di Oggi, Il Giornale, Avvenire, Blondet è un grande esperto di tesi cospirazioniste, ad esempio sugli attentati dell’11 settembre 2001 che furono, per Blondet, «un’autoaggressione». Nel libro 11 settembre colpo di stato in Usa, Blondet sostiene la tesi che dietro all’attacco alle Torri Gemelle ci sono lobby militari industriali, petrolifere, politiche ed ebraiche. E a proposito dell’uccisione di bin Laden, si tratterebbe solo di cattiva narrativa data in pasto a un’opinione pubblica ignorante, quella americana, per coprire ben altri scenari.

Blondet, la stessa Al Qaeda ha riconosciuto che Osama bin Laden è stato ucciso. Questo non ha fugato ogni dubbio?


Mi scusi, ma chi ha detto che Osama è morto? Dove l’ha letto?

Lo hanno riportato alcuni siti fondamentalisti islamici.

Ecco, appunto. Anche lei potrebbe aprire un sito che si dichiara fondamentalista e dire che bin Laden è stato ucciso.

Dunque lei rimane dell’opinione che Osama non sia stato ucciso? O che è morto anni fa e sia stato ritirato fuori per motivi propagandistici americani?

Ma io non lo so, questo. Morto, vivo, non lo posso sapere. Il problema è un altro, è intendersi su cosa sia Al Qaeda. Al Qaeda è un organismo identificato o no? Direi di no, è piuttosto una galassia di organismi, di cellule. Bisogna ricordarsi che cos’era Al Qaeda quando è nata, innanzitutto. «Al qaeda» significa «data base» ed è il nome che gli diedero gli americani quando fondarono questa organizzazione che - è bene ricordarlo - è stata messa in piedi dagli Stati Uniti per combattere i sovietici in Afghanistan. Si trattava di una lista contenente i capi guerriglieri islamici disposti a combattere i russi con il sostengo americano. Tra questi, uno dei capi guerriglieri si chiamava Osama bin Laden. L’assistenza a questa struttura veniva dato dai pachistani, che con il loro famoso servizio segreto decisamente anticomunista erano ben contenti di combattere i sovietici.

E quindi?


Quindi, intorno all’anno 2000, è successo qualcosa. Ci sono state delle ribellioni all’interno di questa struttura, che per gli americani non aveva più alcuna funzione pratica dopo che i sovietici se n’erano andati dall’Afghanistan. Il problema però divenne questo: quando sei un guerrigliero, quando hai depositi di armi sparsi ovunque che ti hanno fornito gli americani, che fai quando la guerra è finita? Vai a cercarti un lavoro in banca? Ovviamente no: rimani un guerrigliero. Pensiamo all’Italia, ai garibaldini. I garibaldini erano un’organizzazione terroristica, degli irregolari mandati in missione al posto dell’esercito piemontese. Quando la guerra finì, i garibaldini furono assorbiti con vari compiti paramilitari, ad esempio la guardia campestre, perché l’esercito sabaudo non voleva questi terroristi nelle proprie file. Al Qaeda invece è stata abbandonata ed è questo l’errore fatto dagli americani. Quando utilizzi mezzi illegali per degli scopi, poi ne devi pagare il prezzo. Così i membri di Al Qaeda si sono messi in proprio, hanno cercato dei finanziatori. È interesse americano dire che Al Qaeda esiste, Al Qaeda esiste ovunque gli americani abbiano degli interessi da difendere. In quei posti c’è Al Qaeda da combattere. Questa è la mia tesi, naturalmente ci sono anche altre tesi.

Cosa ne pensa dell’operazione «Geronimo», durante la quale è stato ucciso bin Laden o chi per lui?

Penso che sia semplicemente ridicolo che nessuno abbia potuto vedere il corpo di questa persona uccisa. Mi stupisco che si possa credere a una versione dei fatti come quella propagandata dal governo americano. Prima di portarlo sulla nave da dove l’hanno poi gettato in mare, quel cadavere ha fatto sosta alla base americana di Bagran, la più grande di tutto l’Afghanistan, dove stazionano sempre centinaia di giornalisti. Ebbene: qual era il problema a mostrare anche solo per cinque minuti il cadavere alla stampa?

Per cui?


Per cui è la solita narrativa all’americana, dove nessuna guerra finisce mai senza che il buono spari al cattivo dopo essersi affrontati nel duello finale.

Qual è allora la sua idea a proposito di questa faccenda?


La mia idea è che la persona uccisa non fosse Osama, ma un qualche importante mediatore tra talebani e pachistani. Di fatto, quella persona non viveva in una situazione di protezione pachistana. Era vicino a una caserma, protetto da mura e filo spinato, non mi sembra il posto dove ci si nasconde, ma piuttosto una copertura di protezione governativa. Da tempo una parte dei servizi segreti pachistani sta trattando con i talebani, è risaputo. Addirittura si sa di un apripista di accordo con il presidente afgano e i talebani per fare un governo insieme con la protezione della Cina, di cui da sempre il Pakistan è ottimo amico. Tutte cose che agli americani non piacciono, ovviamente, per cui questo blitz mi sa tanto di azione punitiva americana nei confronti dei pachistani, ed è possibile che gli americani abbiano distrutto una possibilità di tregua e quindi di pace in Afghanistan. Poi ovviamente un po’ di teatrino propagandistico: tirare fuori la morte di bin Laden, tanto per chiudere un conto che durava da dieci anni e che ormai mostrava un po’ la corda.

Un’operazione elettorale di Obama, dunque.


No, questo non direi. Se si votasse domani allora sì, ma si vota fra alcuni mesi e gli americani quando votano sono più interessati all’economia, ai problemi della disoccupazione. Gli Stati Uniti sono oggi un impero in declino, che peraltro ha portato alla rovina anche il resto del mondo occidentale.

Le sue teorie sull’11 settembre 2001: dieci anni dopo, lei le conferma?


Ancora più di prima. Vede, io in quei giorni ero inviato speciale negli Stati Uniti. Ho parlato con i pompieri di New York, ho parlato con piloti dell’Alitalia. Nessuno crede che se hai fatto un corso di addestramento su un Piper sei poi in grado di guidare un 747. È del tutto impossibile. Inoltre, i voli di linea sono costantemente guidati da terra. Un 747 si può schiantare su un grattacielo solo se sul grattacielo è stato posto un radiofaro che lo guida. Un conto se è un jet militare, ma nessuno poteva portare un 747 sulle Torri Gemelle da solo. Sono favole che vengono date in pasto all’ignoranza tecnica della gente comune che pensa non ci sia differenza tra pilotare un volo di linea e un aereo turistico.

E il motivo di tutto questo?


Gli americani ogni settant’anni hanno bisogno di una guerra, di fingere un attacco nei loro confronti. Pearl Harbor, il finto attacco spagnolo che portò alla conquista di Cuba. Tutta la storia americana è fatta di atti delinquenziali per giustificare le guerre. Quello dell’11 settembre è stato certamente più grosso degli altri da far ingoiare all’opinione pubblica.

E Obama?


Obama come ogni altro presidente americano è solo una figura vuota, non è altro che il portavoce di sistemi di potere, gruppi industriali, lobby economiche. Se Obama agisse diversamente, ci sarebbe subito un assassino solitario che lo fa fuori.

Come Kennedy?


Certo. Kennedy aveva minacciato atti di indipendenza ed è stato vittima di questo. Agli americani è facile far credere qualunque cosa, anche che bin Laden sia stato sepolto con un rito islamico mentre invece non è per niente così. Ma gli americani non sanno nulla dell’islam.

Terremoti: tra psicosi a Roma e sisma in Spagna

Giampaolo Giuliani, lo studioso che preannunciò il dramma del 6 aprile del 2009 all'Aquila e fu denunciato per procurato allarme, commenta le scosse nella Murcia e le previsioni di Bendandi che oggi hanno tenuto i romani con il fiato sospeso

Roma distrutta dal terremoto l'11 maggio non è una profezia, ma una bufala. Eppure la scossa che ha devastato la regione meridionale della Spagna fa pensare a molti che qualcosa di vero ci fosse.
Non è così. Giampaolo Giuliani, il sismologo che aveva previsto il terremoto del 6 aprile 2009 all’Aquila e che per questo fu anche denunciato per procurato allarme, è uno studioso di Raffaele Bendandi, commenta le due scosse di terremoto che hanno colpito la cittadina di Lorca, in Spagna: “Non ho gli strumenti adatti per monitorare una zona che si trova a duemila chilometri di distanza. Ma posso certificare, in base ai carteggi che possiedo, che Bendandi non aveva previsto alcun terremoto a Roma l’11 maggio”.

Giuliani, che ha creato un'omonima fondazione per continuare i suoi studi sul Radon, il gas che nasce dall’Uranio 238 e fuoriesce dai movimenti del sottosuolo, si dice un appassionato studioso di Bendandi, noto come “l’uomo dei terremoti” , per le sue analisi basate sul fatto che "la luna, con il suo effetto mareale agisce sui movimenti della crosta terrestre".
Spiega Giuliani: “E’ vero, Bendandi indica una forte scossa in questa primavera: ma il 10 giugno 2011", non l'11 maggio. Di fatto, comunque a Roma “Non c’è stato alcun rilevamento particolare di Radon", dichiara il sismologo.
Di più. "Il mio interesse per Bendandi nasce da uno studio sulle possibili correlazioni tra i precursori sismici" racconta Giuliani -. Bendandi ebbe un’intuizione geniale, oggi riconosciuta dalla scienza: l’effetto mareale della luna che produce sulla terra può essere una possibile causa di un terremoto. Allo scienziato romagnolo mancava però un dato importante, che gli venne contestato già a suo tempo: la longitudine. In quelle condizioni è molto più difficile calcolare un epicentro”.
Così, anche la previsione che avrebbe dato il via ai timori di molti cittadini romani ha una sola coordinata: 36 gradi di latitudine". Potrebbe essere ovunque, anche in mezzo al mare, sul bacino del Mediterraneo. Ma la Spagna è un'altra storia e se una lezione c'è, è che sui terremoti c'è poco da scherzare.

mercoledì 11 maggio 2011

Raffaele Bendandi E La Sua Teoria Sismogenica - Terremoto roma 2011

Bendandi nacque, il 17 ottobre del 1893 (e scomparve, sempre nella sua città natale, il 3 novembre 1979) a Faenza. Il 23/11/1923 predisse per il 2 gennaio, davanti al notaio di Faenza, un terremoto nelle Marche...e il sisma, in effetti, avvenne il 4 gennaio! non spiegò mai le sue teorie, ma affermava che la causa dei terremoti è da ricercarsi nelle forze di attrazione dei pianeti e del sole, forze che non si trovano all'interno della Terra. Egli sosteneva che tutte le manifestazioni terrestri e solari sono causate da uno squilibrio gravitazionale, e che esiste un'influenza solare decisiva sulla salute degli organismi umani ed una spiccata influenza sulle cellule cerebrali.

Secondo fonti, non confermate però dall'Associazione Bendandiana, Bendandi, attraverso il suo metodo, avrebbe anche predetto una scossa di terremoto devastante per la città di Roma e aree limitrofe, il giorno 11 maggio 2011, e un altro sisma di dimensioni ancora più apocalittiche tra il 5-6 aprile 2012, quando parecchie scosse di terremoto dovrebbero colpire, secondo tale teoria, a macchia di leopardo tutta la Terra.

Secondo altre fonti però, la data dell'11 maggio 2011 non è presente nelle predizioni di RB, c'è però quella dell'11 marzo 2011, data nella quale si è verificato il terremoto in giappone;

è chiaro che gli scenari apocalittici dipinti da film, trasmissioni e siti internet di dubbia provenienza, hanno influenzato molte persone che molto probabilmente e volutamente hanno fatto si che la data 11 marzo diventasse 11 maggio e si aggiungesse alle date previste da RB;

Sarà per l'11 che richiama alla mente la coincidenza di drammatici eventi legati a quel numero (l'attacco alle Torri gemelle, la strage alla stazione Atocha di Madrid, il recente terremoto in Giappone appunto), ma sul web la frottola è corsa veloce, tanto che per far fronte alle troppe richieste di informazioni anche l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e la Protezione civile hanno inserito in primo piano sui propri siti una serie di risposte a domande frequenti sull'argomento;

Vi propongo un passo dal suo libro "Un principio fondamentale dell'Universo" - volume Iº - scritto e pubblicato nel 1931:

"La forza di attrazione è dunque l'agente principale di ogni manifestazione del mondo fisico; è dessa che regola il corso dei pianeti e dei satelliti lungo la loro orbita; che presiede allo sviluppo evolutivo delle diverse masse planetarie; che mantiene con una semplicità ammirevole quella intricatissima teoria di orbite viventi che ogni corpo celeste ineluttabilmente descrive; è dessa infine la regolatrice e l'alimentatrice di ogni manifestazione radiosa corrispondendo ad ogni sua leggera variazione un conseguente accentuarsi di radiazioni e un divampare della luce.

E questo soffio divino che anima di un movimento generale tutto il creato e ci offre la più eloquente testimonianza della vita dell'universo, può giustamente definirsi con l'alata parola del nostro Alighieri:
"L'amor che muove il Sole e l'altre Stelle".


Paola Lagorio, presidente dell’Associazione “La Bendandiana” , che è stata intervistata nei mesi scorsi dal programma di Raidue, Voyager, ha rivelato: «Bendandi aveva deciso di bruciare i suoi manoscritti, ma poi ha avuto un ripensamento. E proprio alcuni dei documenti con le sue previsioni per il 2011 erano stati prima gettati nel fuoco e poi salvati. Non si sa chi lo ha fatto, ma la persona si è pentita del suo gesto e quei documenti sono quindi giunti fino a noi. Nelle carte di Bendandi relative al 2011 sono contenuti varie considerazioni, sempre in forma numerica». Ha osservato quindi la Lagorio: «Nei documenti relativi al 2011 non si trova nessun riferimento a luoghi o date precise, come quelle che sono state riportate su Internet. Le notizie su un presunto terremoto previsto per l’11 maggio 2011 a Roma sono quindi destituite di ogni fondamento». Va inoltre osservato, che le previsioni di Bendandi sono sempre state nell’arco di alcuni mesi, massimo un anno, e non per il lungo periodo. E’ inverosimile quindi pensare che abbia fatto delle predizioni addirittura ad alcuni decenni di distanza dalla sua morte, si tratta piuttosto dell’ennesima bufala mediatica.

Fonti:
http://scientificando.splinder.com/post/22327827/raffaele-bendandi-e-la-sua-teoria-sismogenica

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/05/11/news/terremoto_arrivato_il_giorno_x_tra_psicosi_scetticismo_e_ironia-16069591/

http://www.ultimenotizieflash.com/2011/03/15/roma-come-giappone-profezia-terremoto-11-maggio-2011/

martedì 10 maggio 2011

I rotoli del mar morto


I rotoli del Mar Morto sono composti da circa 900 documenti, compresi testi della Bibbia ebraica, scoperti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte dentro e intorno al Uadi di Qumran, vicino alle rovine dell'antico insediamento di Khirbet Qumran, sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. I testi sono di grande significato religioso e storico, in quanto comprendono alcune delle uniche copie superstiti note dei documenti biblici prodotte prima del 100 a.C. e conservano la testimonianza della fine del tardo giudaismo del Secondo Tempio. Essi sono scritti in ebraico, aramaico e greco, per lo più su pergamena, ma con alcuni scritti su papiro. Tali manoscritti datano in genere tra il 150 a.C. e il 70 d.C. I Rotoli sono comunemente associati all'antica setta ebraica detta degli Esseni.

I Rotoli del Mar Morto sono tradizionalmente divisi in tre gruppi: manoscritti "biblici" (copie di testi dalla Bibbia ebraica), che costituiscono circa il 40% dei rotoli identificati; manoscritti "apocrifi" o "pseudepigrafici" (documenti noti del periodo del Secondo Tempio, come Enoch, Giubilei, Tobia, Siracide, salmi non canonici, ecc. che non sono stati, in ultima analisi, canonizzati nella Bibbia ebraica), che costituiscono circa il 30% dei rotoli identificati; e manoscritti "settari" (documenti precedentemente sconosciuti, che descrivono le norme e le credenze di un particolare gruppo o gruppi all'interno della maggioranza ebraica) come la Regola della Comunità, il Rotolo della guerra, commento (in ebraico פשר, pesher) ad Abacuc e la Regola della Benedizione, che costituiscono circa il 30% dei rotoli identificati.

Fino al 1968 la maggior parte delle pergamene conosciute e dei frammenti sono stati custoditi nel Museo Rockefeller (già noto come Museo Archeologico della Palestina), a Gerusalemme. Dopo la guerra dei sei giorni, queste pergamene e frammenti furono spostati al Santuario del Libro, presso il Museo d'Israele, che tuttora ne conserva numerosi, mentre altri sono presso l'Istituto Orientale dell'Università di Chicago, al Seminario teologico di Princeton, all'Azusa Pacific University e nelle mani di collezionisti privati.

lunedì 9 maggio 2011

- WIKILEAKS contro FaceBook - IMPORTANTE!!!!!!

1- JULIAN ASSANGE MOLLA UNA PAUROSA ZUCCATA SULLA FRONTE DI ZUCKERBERG: "FACEBOOK È LA MACCHINA DI SPIONAGGIO PIÙ SPAVENTOSA CHE SIA MAI STATA INVENTATA"
2- "SI TRATTA DEL DATABASE PIÙ COMPLETO AL MONDO (NOMI, INDIRIZZI, CONTATTI, GUSTI) E TUTTI DEVONO CAPIRE CHE QUANDO AGGIUNGONO I LORO AMICI SU FACEBOOK STANNO LAVORANDO GRATIS PER LE AGENZIE DI INTELLIGENCE DEGLI STATI UNITI”
3- NON SOLO FACEBOOK, IL DEUS DI WIKILEAKS ATTACCA AL MURO ANCHE GOOGLE E YAHOO: "TUTTE LE GRANDI ORGANIZZAZIONI USA SONO DOTATE DI UN’INTERFACCIA PER LA CIA"


- traduzione dell'articolo di Nina Mandell per Il "Daily News" http://nydn.us/iURLJi
ZUCKERBERG
ZUCKERBERG - Forse è un tipo MySpace. In un'intervista al Russia Today, il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha definito Facebook "la macchina di spionaggio più spaventosa che sia mai stata inventata", indicando il popolare sito di social networking come uno degli strumenti migliori utilizzati dagli Usa per spiare i propri cittadini.
JULIAN ASSANGE
JULIAN ASSANGE - "Si tratta del database più completo al mondo di persone, con i loro rapporti, i loro nomi, i loro indirizzi, il luogo in cui si trovano, le loro comunicazioni con gli altri e con i loro parenti. E il tutto è all'interno degli Stati Uniti, il tutto è accessibile all'Intelligence Usa", ha detto Assange, aggiungendo che "Facebook, Google, Yahoo, tutte le grandi organizzazioni degli Stati Uniti sono dotate di un'interfaccia per l'intelligence Usa. Tutti devono capire che quando aggiungono i loro amici su Facebook stanno lavorando gratis per le agenzie di intelligence degli Stati Uniti".

Commenti alquanto bizzarri se si considera che provengono dal fondatore di un sito web meglio conosciuto per aver spinto alla rivelazione di informazioni segrete. In una mail al Daily News, un portavoce di Facebook sottolinea che la società non fa niente di più di ciò che deve fare per legge e aggiunge che "gli standard legali che vincolano una società a cedere determinati dati sono stabiliti dalle leggi del paese. Noi rispettiamo questi standard".
"Noi non rispondono ad alcuna pressione - prosegue il portavoce di Facebook - bensì alle leggi che sono obbligatorie. Non è mai accaduto di aver subito pressioni affinché rivelassimo determinate informazioni. Noi combattiamo ogni qualvolta riteniamo che il processo normativo sia sufficiente".
In ogni caso, molti utenti di Facebook sono sempre più preoccupati per la condivisione delle loro informazioni. Nel 2010, tre senatori democratici hanno chiesto alla Ftc (Federal Trade Commission) di esaminare le politiche di condivisione delle informazioni del social network. Il Wall Street Journal ha rivelato che popolari applicazioni di Facebook come Farmville e Cause hanno condiviso le informazioni degli utenti con società di pubblicità e monitoraggio.
La diffusa preoccupazione per la condivisione delle informazioni, tuttavia, non ha dissuaso le oltre 250 milioni di persone che usano Facebook, incluso qualcuno che sul social network ha creato anche il profilo ufficiale di Wikileaks. E più di 1.720.000 persone hanno cliccato sul tasto "mi piace". Assange, attualmente, si trova in Inghilterra, in attesa di essere estradato in Svezia dove dovrà affrontare le accuse di violenza sessuale.

venerdì 6 maggio 2011

25 febbraio 1942 - Battaglia di Los Angeles

Cinque anni prima di Roswell, cinque anni prima dell’avvistamento di "dischi volanti" sul Nord-Ovest del Pacifico del pilota Kenneth Arnold, due anni prima della "battaglia dei giganti" (Ardenne, 1944), due anni prima del D-Day, e ben prima che la cosiddetta "era-UFO moderna" iniziasse ufficialmente, avvenne la Battaglia di Los Angeles, probabilmente il più sensazionale e drammatico rapporto di un incontro in massa di UFO. Ne avete mai sentito parlare? A pochi è capitato. Immaginate un’astronave che arriva da un altro mondo o dimensione, che fluttua su una Los Angeles in preda al terrore e oscurata da un blackout in piena notte, proprio qualche settimana dopo Pearl Harbor, al culmine della paranoia e della paura della Seconda Guerra Mondiale. Immaginate come questa enorme astronave, presumendo che si trattasse di un qualche velivolo sconosciuto giapponese, sia stata attaccata mentre si trovava, quasi stazionaria, su Culver City e Santa Monica, da dozzine di batterie contraeree dell’esercito che le esplosero contro circa 2000 proiettili da 450 grammi sotto gli occhi di migliaia di cittadini. Immaginate tutto questo e avrete un’idea della Battaglia di Los Angeles. L’improvvisa apparizione dell’enorme oggetto circolare getta Los Angeles e parte della California del Sud in un immediato blackout da attacco aereo, con migliaia di responsabili della protezione antiaerea che corrono da una parte all’altra di una città buia, mentre la tragedia incombe nei cieli sopra di loro... una tragedia che avrebbe causato la morte di sei persone e la caduta dal cielo di frammenti di bossoli su case, strade e palazzi per chilometri e chilometri.

25 FEBBRAIO 1942, PRIME ORE DEL MATTINO
Dozzine di riflettori della 37a Brigata di Artiglieria Costiera intercettarono immediatamente l’enorme nave, come una magica e surreale lanterna nel buio e limpido cielo invernale sopra la città degli angeli. Pochi in città riuscirono a dormire dopo che i cannonieri della difesa costiera aprirono il fuoco scaricando centinaia e centinaia di raffiche di proiettili verso l’astronave luminosa, avvistata inizialmente mentre fluttuava sopra gli studios Metro Goldwin Mayer di Culver City. Il fragore delle artiglierie e il sibilo dei traccianti vennero avvertiti ovunque a Los Angeles, mentre i militari erano certi di essere riusciti a centrare il bersaglio... senza alcun risultato. Nella foto qui riprodotta, si vede il cielo di Los Angeles come appariva all’altezza del fuoco incrociato.
Facendo attenzione alla convergenza delle luci dei riflettori si noterà chiaramente la forma della nave visitatrice all’interno dell’area illuminata. È un GRANDE corpo volante, apparentemente del tutto incurante delle centinaia di proiettili antiaerei esplosi di cui è fatto bersaglio, senza alcun effetto. Comunque le perdite si contarono, ma a terra. Almeno sei persone morirono come risultato diretto dell’attacco dell’esercito sull’UFO, che lentamente e pigramente si fece strada verso Long Beach prima di dileguarsi definitivamente.

AEROMOBILI NON IDENTIFICATI
Il giorno dopo, solo sul quotidiano Los Angeles Times, in un articolo di spalla a firma di un redattore, apparve una descrizione dell’UFO. Se ne evince un senso dell’energia e dell’emozione di quella notte.
L'articolo recita:

Una folla infreddolita guarda il cielo illuminato dai colpi dell’artiglieria. Le esplosioni forano l’oscurità come piccole stelle fiammeggianti... le luci dei riflettori sembrano dita protese a scrutare il cielo notturno... Urlano le sirene antiaeree... "Prendete quegli sporchi invasori!" ovunque echeggiano le grida dei militari e della polizia. Ma l’oggetto nel cielo si muoveva lentamente, catturato al centro delle luci come il mozzo della ruota di una bicicletta circondato dai raggi splendenti. Il fuoco sembrava esplodere in cerchio tutto attorno al bersaglio. Gli astanti, tremanti al gelo del primo mattino, comunque non hanno avuto la possibilità di vedere un velivolo precipitare o bombe sganciate. "Forse è solo un’esercitazione", ha rimarcato qualcuno. "Test un accidente!" è stata la risposta. "Non spari in aria tutto quel metallo a meno che non stai cercando di tirare giù qualcosa". L’oggetto bersagliato continuava a muoversi fiancheggiato da esplosioni vermiglie, mentre le casalinghe, avvolte dalle loro vestaglie, rabbrividivano e guardavano quella scena terrificante.

In prima pagina, sul Los Angeles Times del 26 Febbraio 1942, il titolo a caratteri cubitali dice: "L’Esercito dichiara che l’allarme è reale", eppure nelle molte colonne dedicate all’evento, non appare la benché minima descrizione dell’oggetto, per quanto fosse stato per oltre mezz’ora chiaramente inquadrato dall’occhio dei riflettori e visibile da centinaia di migliaia di cittadini. Se non si era trattato di un falso allarme, cosa aveva penetrato lo spazio aereo di Los Angeles? Chi era l’intruso?

I NERVI SCOSSI DELL'ESERCITO
Su conferma della presenza sulla costa Sud di aeromobili non identificati da parte del comando a San Francisco, due le dichiarazioni ufficiali della Marina da Washington: la prima liquida la faccenda, per bocca del Segretario Frank Knox, con i "nervi scossi" della popolazione; la seconda dichiara: "L’aereo che ha causato il blackout nell’area di Los Angeles per diverse ore questo mattino non è stato identificato".
Il comando della Army’s Western Defense ha affermato che il blackout e le azioni antiaeree sono state il risultato di un velivolo non identificato avvistato sull’area della baia. La città è stata oscurata - conseguentemente all’ordine di sbarramento antiaereo emesso dal 14° Comando Intercettore - dalle 2:25 alle 7:21 del mattino dopo che un precedente allarme giallo delle 19:18 era rientrato alle 22:23. Il blackout si estendeva effettivamente fino al confine messicano e oltre, nella San Joaquin Valley. Non sono state sganciate bombe e non sono stati abbattuti aerei e miracolosamente, viste le tonnellate di proiettili lanciati in aria, solo due persone sono state ferite dalla caduta dei frammenti. (Quest’ultima affermazione del Los Angeles Times verrà successivamente smentita, portando il bilancio delle vittime a sei, N.d.R.).

LE TESTIMONIANZE OCULARI
da UFO Roundup, 22.2.1998, autore: J. Trainor

Riguardo quanto accadde la notte del 25 Febbraio 1942, lo scrittore Ralph Blum, che all’epoca aveva nove anni, scrisse che credette che i Giapponesi stessero bombardando Beverly Hills:
"C’erano le sirene, luci di riflettori, proiettili della contraerea che esplodevano in gran quantità nei cieli di Los Angeles. Mio padre, che nella Prima Guerra Mondiale era stato un osservatore dell’aeronautica e riconosceva l’artiglieria pesante quando la udiva, disse a mia madre di portare le mie sorelline nel rifugio sotterraneo, mentre io andavo con lui sul balcone al piano di sopra. Che scena! Erano passate le tre del mattino: le luci dei riflettori sondavano il cielo a occidente. Tra coloro che sparavano contro gli intrusi volanti riconoscemmo gli artiglieri del 65° reggimento Artiglieria Costiera di Inglewood e il 205° reggimento della contraerea di Santa Monica. L’oggetto bianco a forma di sigaro incassò molti colpi diretti, ma continuò il suo volo verso est".
Gli osservatori da terra videro anche più di 25 UFO. L’allora redattore del Los Angeles Herald Examiner, Peter Jenkins, disse:
"Vidi chiaramente la formazione a V di circa 25 velivoli argentei che muovevano lentamente verso Long Beach".
Il capo della polizia di Long Beach, J.H. McLelland dichiarò:
"Vidi quella che fu descritta come la seconda ondata di aerei dall’ultimo dei sette piani del municipio di Long Beach. Un osservatore della Marina con un potente binocolo Carl Zeiss, disse di aver contato nove velivoli nel cono dei riflettori. Il gruppo (di UFO) passava da un cono di luce all’altro, e sotto il fuoco delle mitragliatrici dell’artiglieria antiaerea volò dalla direzione di Redondo Beach e Inglewood a Fort MacArthur e continuò verso Santa Ana e Huntington Beach. Il fuoco dell’antiaerea era così pesante che era impossibile sentire il rombo dei motori degli aerei".
Il reporter Bill Henry del Los Angeles Times scrisse:
"Pur trovandomi a notevole distanza dall’oggetto lo vidi chiaramente, ma senza poterlo identificare... sarei pronto a scommettere che su quell’oggetto è stato diretto un gran numero di colpi".
Alle 2:21 del mattino il Generale John L. De Witt diede l’ordine di cessare il fuoco, mettendo di fatto fine a quei 20 minuti di battaglia nel cielo di Los Angeles.


fonte:
http://www.edicolaweb.net/

LE CONTRADDIZIONI DI UN PONTEFICE CONTRO STORIA DI KAROL WOJTYLA

Giovanni Paolo II, il papa polacco, è deceduto il 2 aprile 2005 dopo più di un quarto di secolo di pontificato.

Durante le imponenti commemorazioni della sua morte, ogni voce dissenziente è stata soffocata dall’uniformità di consensi che i servili e in gran parte mediocri giornalisti italiani al servizio dei padroni provvedono ad amplificare sui giornali e nelle televisioni di regime.

Al di là dei convincimenti religiosi, è doveroso domandarsi il valore storico e morale di questo pontefice, ma non possiamo certo trovare risposte interrogando esegeti e opinionisti italiani, troppo coinvolti e troppo sensibili alle influenze economiche e politiche del Vaticano.

Per capire chi fu veramente Karol Wojtyla bisognerà allora rivolgersi nei prossimi mesi ai mass media esteri, soprattutto europei, che non hanno mai nascosto con adulazioni interessate la loro vera opinione sul papa attuale.

Il pontificato di Wojtyla è stato caratterizzato, tra l’altro, da adunate oceaniche di fedeli ripetute decine di volte per la proclamazione di oltre 500 santi e 1350 beati ( a fronte di 296 santi e 1319 beati da parte di 33 papi precedenti), da cronache interminabili sui suoi viaggi apostolici dal carattere fortemente politico e dal reiterato tentativo di riunificare le varie confessioni cristiane separate da rivalità se non da odi profondi.

Ad un’analisi critica, ben pochi dei progetti del papa sono apparsi coronati da successo tanto che possiamo definire il pontefice uno “sconfitto” dalla storia. Molta causa delle sue sconfitte risiede nelle contraddizioni del suo operato. Vediamo.

La martellante propaganda mediatica vaticana e italiana, che ha conosciuto l’apogeo durante i fasti celebrativi del Giubileo 2000, ha proposto l’immagine di una chiesa trionfante, di una rivincita del cristianesimo militante.

A pochi anni dal Giubileo, cardinali come J. Ratzinger, E. Antonelli e T. Bertone ammettono che non oltre il 25% degli europei (il 30% degli italiani) frequenta le chiese e si accosta ai sacramenti, le vocazioni sono in calo, i matrimoni civili stanno sostituendo quelli religiosi e i favorevoli a divorzio, aborto ed eutanasia sono la maggioranza mentre ormai nessuno crede più alla resurrezione finale dei corpi e pochi credono all’inferno e al diavolo (il papa polacco sì ed ha praticato l’esorcismo a lungo).

Wojtyla non è riuscito, nonostante i suoi progetti tradizionalisti, ad arrestare l’incedere della storia né poteva certo farlo offrendo da un lato l’immagine di un cristianesimo conciliante e accondiscendente e dall’altro avviando battaglie contro le filosofie umaniste laiche, contro la trasformazione della morale, contro i costumi secolarizzati: non si può perseguire da un lato un cristianesimo liberale e dall’altro la battaglia al preservativo, al diritto di scegliere come morire, alle unioni di fatto, agli omosessuali, agli atei e agnostici che sono l’apice intellettuale dei paesi più evoluti, ai divorziati.

Non si possono invitare i rappresentanti di altre religioni, com’è successo più volte anche ad Assisi, in un’assemblea di pace di pari dignità interconfessionale e poi ribadire ripetutamente, soprattutto agli altri cristiani, come nell’enciclica “Veritatis Splendor” che “fuori dalla Chiesa di Roma non esiste salvezza né verità”: non c’è da meravigliarsi che il patriarca cristiano russo-ortodosso non abbia mai voluto Wojtyla sul suolo russo.

Riguardo il pacifismo di Giovanni Paolo II, sincera è stata la sua rabbia per le ingiustizie del mondo e per le sofferenze e i martiri di interi popoli della terra, eppure egli non ha dato segno alcuno di aver compreso che il mantenimento della pace richiede strategie complesse e che il diritto internazionale può essere garantito più che con le preghiere con la equa distribuzione delle risorse, la quale non può prescindere dalla pianificazione delle nascite, soprattutto nei paesi del terzo mondo, considerato che le ultime stime della popolazione della Terra sono state riviste verso l’alto (9,1 miliardi nel 2050).

Le contraddizioni tra proclami pacifisti e intransigenza ideologica hanno impedito al Vaticano di Wojtyla di articolare una strategia politica efficace per servire la causa della pace in Palestina, in Asia o in Africa.

D’altra parte, proprio il dogmatismo dottrinario che ha concesso solo ogni tanto aperture alle concezioni non cattoliche della vita (aperture tutte ritrattate poco dopo) ha affossato ogni dialogo con le componenti più libertarie e civili della società moderna le quali riconoscono nel papa polacco più un difensore del tradizionalismo e della dottrina tridentina medioevale che un prosecutore delle riforme moderniste avviate da Giovanni XXIII e continuate da Paolo VI.

Le encicliche Woityliane come “Veritatis Splendor” e “Fides et Ratio” hanno trovato entusiastica accoglienza solo tra i cattolici integralisti, suscitando invece critica aspra e disistima da parte dei laici e un silenzioso riguardo da parte dei cristiani più modernizzati; queste reazioni possono aver inorgoglito i “combattenti di Cristo” governati da spirito settario ma hanno costituito una sconfitta mortificante per gli scopi ecumenici, laddove cattolicità doveva significare riunificazione di tutti gli uomini della terra nella dottrina di Cristo e sotto la guida di Santa Romana Chiesa.

Anche nei confronti della donna, Giovanni Paolo II, vittima del suo conservatorismo teologico ha dovuto assumere un atteggiamento ambiguo. Le parole del papa quali ad esempio “la donna è un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano” sono state più volte riprese per sottolineare la sua benevolenza verso il sesso femminile ma la donna che Wojtyla ha in mente è la madre del Cristo, disponibile alla tenerezza e alla compassione non la donna moderna che si è emancipata, divorzia, usa i contraccettivi, abortisce e pratica anche l’omosessualità.

Con il suo intransigente no al sacerdozio femminile, alla contraccezione, alla liberazione della donna della condizione di subalternità nella famiglia e nella società, il pontefice ha contraddetto i suoi sentimenti di generosità verso l’altro sesso.

D’altra parte, dato che negli accampamenti dei papa-boys durante le manifestazioni giubilari sono state trovate molte confezioni di preservativi consumate significa che a sconfessare, con l’azione, l’adesione dottrinale alle parole della loro guida suprema sono state proprio le ragazze cattoliche.

In definitiva, che si celebri pure la memoria di Giovanni Paolo II, lo merita in quanto uomo e in quanto papa, grande soprattutto per la mediocrità di chi gli stava intorno, nei templi come nei gabinetti governativi di tutto il mondo, ma sappia il lettore italiano che il giudizio sul pontificato di questo papa non è unanime e non per pregiudizi anti-cristiani o per complotti anticattolici come qualche malato di vittimismo ha farneticato quando il parlamento europeo ha ricusato l'on. Buttiglione o ha rifiutato di inserire il preambolo delle radici cristiane nella Costituzione Europea.

L’Europa che guarda il futuro vuole semplicemente abbandonare ogni richiamo a passati imbarazzanti, quelli descritti da K.H. Deschner nella “Storia Criminale del Cristianesimo” letto all’estero ma non in Italia dove la verità sembra interessare proprio a pochi, e a dogmatismi di qualsiasi genere. Senz’altro papa Wojtyla ha fatto parlare di sé e si è conquistato un posto nella storia guidando per oltre 25 anni un miliardo di cristiani ma non potrà essere definito un “grande”, e le prime testimonianze non italiane e non cattoliche lo stanno confermando, dato che di questo titolo si può fregiare solo chi ha contribuito a migliorare in qualunque maniera la condizione degli uomini, di tutti gli uomini del genere umano e non soprattutto quelli appartenenti alla Chiesa di Roma.

Ciò che i telegiornali italiani
non hanno mai ricordato
in occasione delle
commemorazioni
su Karol Wojtyla


Karol Wojtyla è stato responsabile della diffusione dell'AIDS in Africa, dove la pubblicizzazione e l'uso dei preservativi, ostinatamente condannati dalla chiesa cattolica, avrebbero potuto salvare dalla malattia milioni di persone, fra cui tantissimi bambini. Il boicottaggio cattolico contro l'UNICEF ha inoltre ostacolato una seria politica di controllo delle nascite in un continente disastrato anche a causa della sovrappopolazione.

Karol Wojtyla ha dato copertura al dittatore, torturatore ed assassino cileno Augusto Pinochet, cui ha stretto la mano durante il viaggio nel martoriato paese sudamericano, nelle cui carceri venivano straziati migliaia di oppositori politici. Non una parola per le vittime ma la benedizione per il carnefice e la sua famiglia.




Karol Wojtyla ha indossato le vesti della pecora e quelle del lupo a seconda degli interessi dell'organizzazione di cui è stato il sovrano.

La sinistra lo osanna per il suo pacifismo in Iraq, ma dimentica che egli sostenne e giustificò le guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia.

Con la Croazia cattolica, contro musulmani e ortodossi, il papa dell'ecumenismo religioso ha fatto santo Stepinac, il cardinale che a fianco dei fascisti croati si schierò con Hitler, "inviato da Dio" e benedisse le innumerevoli atrocità perpetrate dagli ustascia con la complicità delle truppe di occupazione italiane.

Karol Wojtyla ha protetto e sostenuto il cardinale Pio Laghi, già nunzio apostolico in Argentina ai tempi della dittatura che massacrò 30.000 persone. Laghi benedisse e coprì i torturatori e gli assassini.



Pinochet sembra imbarazzato nel dare la mano al Papa.
Il criminale forse pensa che Wojtyla lo possa rimproverare.
Ma no: nessun problema: Wojtyla stringe sorridendo la mano assassina.

Karol Wojtyla ha "beatificato" il papa criminale Pio IX, che fra l'altro autorizzò il crudele rapimento del bambino ebreo Edgardo Mortara, il piccolo ebreo costretto ad essere educato cattolico e a non vedere più i suoi genitori "perfidi giudei". Pio IX, che secondo Wojtyla è un "esempio di santità", si distinse anche per aver mandato i soldati mercenari a SPARARE SU UOMINI, DONNE E BAMBINI di Perugia, nel 1859, la "citta' ribelle" che voleva separarsi dallo stato pontificio per far parte del regno d'Italia, come poi avvenne a furor di popolo 2 anni dopo.

Karol Wojtyla, un "paladino della vita" che ha mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della pena capitale, è stato l'alfiere di una cultura di oppressione. Una cultura che vorrebbe la mortificazione della vita delle donne, condannate a partorire ad ogni costo bambini malformati o destinati alla morte per fame. Una cultura che preferisce una vita di dolore ad una di gioia e salute, una cultura che criminalizza i gay, che trasforma il desiderio e l'amore in colpa, che difende chi non è nato e perseguita i vivi.

Karol Wojtyla ha santificato i preti spagnoli che si schierarono in armi con le truppe del catto-fascista Francisco Franco. Questi santi martiri, per nulla pacifisti, volevano rinverdire i fasti della chiesa di Torquemada e dei Quemaderos, i "forni collettivi" dove gli eretici erano cotti a fuoco lento.

Fonte: http://www.cristianesimo.it/

NAZISTI E VATICANO


Hitler, fervente cattolico (a sinistra lo vediamo mentre si fa fotografare all'uscita di una chiesa, devotamente col cappello in mano e, sotto, mentre intrattiene premurosamente una suora in serafico atteggiamento) ha addirittura considerato "profetica" la sua "missione" rifacendosi al un motto dei re prussiani "Gott mit uns!" (Dio è con noi!).

Evidentemente tanto affetto per la Chiesa Cattolica è stato in qualche modo ricambiato, dato che il Vaticano, come è noto e come racconteremo in questa pagina, si è attivamente adoperato per FAR FUGGIRE IN SUDAMERICA il maggior numero possibile di CRIMINALI NAZISTI, salvandoli dai processi per crimini di guerra e concedendo loro, ivi compreso MENGELE, il medico torturatore di bambini, il PASSAPORTO DIPLOMATICO DELLA SANTA SEDE con tanto di falso nome.

Il riverente ossequio dello Stato italiano nei confronti del Vaticano ha sempre ostacolato una completa ricostruzione storica di ciò che si celava dietro un simile costante ed appassionato interessamento.

Recentemente però, allo scadere dei 50 anni di segretezza, gli USA hanno aperto gli archivi di guerra, (ovvero nel 1995), evidenziando ancora di più le complicità della "santa sede" nelle operazioni di "salvataggio" dei criminali nazisti.

Sorge spontanea la domanda: PERCHE' tanta reciproca amicizia fra Nazisti e Vaticano?
Perché la chiesa cattolica si è sentita in qualche modo "debitrice" e riconoscente nei confronti dei NAZISTI?

Certamente i nazisti e il Vaticano condividevano gli stessi "nemici storici": gli EBREI e i COMUNISTI. ma questo non basta a spiegare i motivi di un affiatamento così coordinato.

La fuga di molti criminali nazisti in sudamerica, la perfetta organizzazione che ha consentito loro di disporre di passaporti della santa sede con falso nome e con incredibile tempestività, il loro inserimento sociale nella nuova patria, prevalentemente l'Argentina, scrupolosamente curato e finanziato dalla chiesa cattolica.... tutto lascia supporre che il Vaticano avesse stabilito già da tempo degli accordi segreti con i nazisti che prevedevano una tale forma di assistenza in caso di disfatta.

Chissà cosa prevedevano questi misteriosi accordi nel caso in cui la guerra fosse stata sciaguratamente vinta dai tedeschi! Nessuno lo saprà mai, sia per la difficoltà di simili ricerche storiche, sia perché i diretti interessati hanno ovviamente i loro motivi per mantenere la più totale ed impenetrabile omertà.


Seguiranno aggiornamenti sulle news a riguardo;
Bye

Fonte:
http://www.cristianesimo.it/cattonazismo.htm

giovedì 5 maggio 2011

Il terremoto in Giappone e le profezie sul 2012

Il terremoto ad Haiti, quello in casa nostra all'Aquila, e adesso il Giappone. E ancora la cirsi Libica, quella tunisina, quella egiziana e chi piu' ne ha piu' ne metta. C'è chi interpreta questi eventi disastrosi riconducendoli alla famosa o famigerata profezia della fine del mondo che dovrebbe avvenire il 21 dicembre del 2012. I catastrofisti si attaccano disperatamente alle profezie del calendario Maya, per i quali l' attuale Età dell' Oro (la quinta), terminerà il prossimo anno. Gli scienziati sostengono che i cataclismi che caratterizzarono la fine delle Ere Maya furono causati da un' inversione del campo magnetico terrestre, dovuto ad uno spostamento dell' asse del pianeta. La Terra infatti subirebbe periodicamente una variazione dell' inclinazione assiale rispetto al piano dell' ellittica del sistema solare.

Ci provocherebbe scenari apocalittici, descritti dagli storici. E c'è chi dice che lo spostamento di 10 centimetri dell'asse terrestre, dovuto al violentissimo terremoto che ha colpito il Giappone, sia una ragione plausibile per prevedere altri terribili eventi.

C'è chi invece si appella all' iscrizione sull'ultima pagina del libro di Nostradamus, un testo proibito nel quale le ultime 7 immagini del manoscritto vengono ritenute un possibile riferimento all?anticristo, e si pensa che indichino con allarmante precisione quando e come si avvererà il peggiore incubo del genere umano: la fine del mondo (la quartina numero 243 recita testualmente: Il Grande Impero verrà strappato dal ramo,/il più potente per più di quattrocento anni:/gran potere sarà dato all'uomo nero che viene dagli schiavi,/Gli Ariani non saranno soddisfatti, dopotutto).

Ipotesi, solo ipotesi legate all'eterna paura dell'essere umano: la fine del mondo. Ma non dimentichiamo che all'inizio dello scorso millennio la frase di Nostradamus 'Mille e non piu' mille', riferendosi al fatto che non ci sarebbe mai stato un anno 2000, è riuscita a paralizzare l'intera civilta' occidentale per piu' di un anno. Il risultato? Il mondo non è finito. Anzi, è continuato per altri 1011 anni! E poi ci sono coloro che, forti dell'incremento degli avvistamenti ufo negli ultimi due anni, sostengono con fervore che il 21 dicembre 2012 un manipolo di extraterrestri scendera' sul pianeta Terra per ripristinare l'ordine e dare il via a un'era di pace.

Dobbiamo credere a tutto questo? Incrociare tutti le braccia fino al 21 dicembre 2012 per poi magari renderci conto che si tratta di un'enorme, mondiale 'bufala' e che il mondo andra' avanti per ancora 'qualche' altro millennio? Non dimentichiamo che catastrofi e terremoti si sono sempre verificati sulla Terra e sono chiaramente documentati nei testi degli storici. C'è chi puo' obiettare che esiste sul web il filmato di un ufo che impazza nei cieli del Giappone durante il terremoto. Bene: gli extraterrestri scenderanno sul nostro pianeta il 21 dicembre per instaurare finalmente un'era di pace dove l'uomo non sara' piu' contro l'uomo e regnera' la serenita'? Che dire..... saranno i benvenuti!


Fonte:
http://apocalisselaica.net/varie/miti-misteri-e-poteri-occulti/il-terremoto-in-giappone-e-le-profezie-sul-2012