mercoledì 21 novembre 2012

Fine del mondo 2012, la profezia Maya “creata” da un prof di storia dell’arte

Tra conferme e smentite, non è ancora chiaro perché non desti altrettanto interesse la più volte proclamata inattendibilità scientifica della “profezia dei Maya”, secondo la quale il prossimo 21 dicembre ci sarebbe da dire addio a questo mondo. L’ultima “apparizione” della data risale a poco più di una settimana fa, in un testo scoperto nel sito di La Corona in Guatemala, un lungo geroglifico di 1.300 anni fa intagliato sui gradini di una scala. “Un testo che parla dell’antica storia politica dei Maya”, ha commentato Marcello Canuto, direttore del Middle American Research Institute della Tulane University e co-direttore degli scavi a La Corona insieme a Tomás Barrientos della Universidad del Valle de Guatemala. La data ci sarebbe, ma più che un riferimento a una catastrofe riguarderebbe la volontà del sovrano Yuknoom Yich’aak K’ahk’ di Calakmul, a pochi mesi dalla sconfitta ricevuta dal rivale Tikal nel 695 a.C., di scongiurare le paure del popolo rimandando a una data piuttosto lontana la fine del suo regno. Una precedente – anche se di poco – scoperta del più antico calendario Maya, ad opera degli archeologi della Boston University, ha rinvenuto, nella stanza di un tempio scoperto nel complesso archeologico di Xultun, dipinti che raffigurano figure umane in uniformi nere e cicli lunari e planetari, datati IX secolo dopo Cristo. Sarebbero dunque più antichi dei Codici Maya, risalenti al periodo compreso fra 1300 e 1500. Le annotazioni sulle pareti sembrano rappresentare i vari cicli del calendario Maya: il calendario cerimoniale di 260 giorni; il calendario solare di 365 giorni; il ciclo di 584 giorni del pianeta Venere e il ciclo di 780 giorni di Marte. Anche in questo caso, non vi è prova di una profezia, ma soltanto della fine di un ciclo. Che il 2012 fosse il termine conclusivo di un lungo periodo lo aveva già ribadito a dicembre Sven Gronemeyer de La Trobe University in Australia: la tavoletta ritrovata su un mattone trovato nelle rovine di Comalcalco, vicino Tortuguero, indica la descrizione del ritorno dal cielo della misteriosa divinità Maya della guerra Bolon Yokte. L’era che si chiuderà, secondo le previsioni dei Maya, il prossimo dicembre è quella iniziata 5.125 anni fa con l’avvio dell’Età dell’Oro. Bolon Yokte, infatti, è, tra le tante cose, la divinità del cambiamento: secondo lo studioso tedesco, l’antico sovrano Bahlam Ajaw si era limitato ad indicare il passaggio del dio e l’intenzione di accoglierlo nel tempio di Tortuguero. Per qualche giorno, inoltre, si è diffusa la notizia che la data del 21 dicembre fosse errata e che la fine sarebbe arrivata il 5 giugno scorso (il giorno del transito di Venere, per intenderci, quando il pianeta è transitato davanti al Sole rendendosi visibile dalla terra): ma, essendo arrivati a luglio, si può dire di aver tirato il primo sospiro di sollievo. “Gran parte della cultura Maya è basata sullo scorrere del tempo e sulla sua ciclicità – spiega Daniele Petrella, dottore di ricerca in Archeologia presso l’Università di Napoli L’Orientale, amministratore della società Archeologia Attiva e direttore della prima missione archeologica italiana in Giappone –: tanto per dirne una, il Tempio di Cuculcàn aveva 365 gradini. Ma la misurazione del tempo di questo popolo non si limitava, come è noto, a un solo calendario. I loro calcoli cronologici, ritrovati in numerosi scritti, sono di difficile traduzione rispetto ai nostri. Schematizzando, possiamo dire che, in base a un complesso calcolo sul lungo computo, ogni 5.125 un ciclo si riazzera e ne parte un altro. Il 21 dicembre 2012 non è altro che uno di questi punti, coincidente solitamente con cambiamenti più o meno evidenti dei sistemi naturali e a cui la cultura occidentale associa una fine catastrofica”. Ma se si tratta solo della fine di uno dei tanti cicli cronologici, come (e perché) è nata l’idea che proprio al termine di questo ciclo ci si dovesse preparare alla fine del mondo? “Nella seconda metà degli anni Ottanta – racconta Vincenzo Reda, scrittore appassionato di archeologia e autore del libro “101 Storie Maya che Dovresti Conoscere Prima della Fine del Mondo” – un professore di storia dell’arte del Minnesota, Joseph Anthony Argüelles (scomparso a marzo dello scorso anno) pubblica un libro, Il fattore Maya: lo studioso era rimasto affascinato dal senso circolare del tempo Maya e ha ritrovato nel 21 dicembre 2012 un significato “apocalittico”. Detto questo, c’è da precisare che il giorno è stato ricostruito tramite una correlazione operata con il nostro calendario (relativo, come tutti gli altri calendari esistenti) e anche se c’è grande accordo sulla data non si può parlare di unanimità”. “In ogni caso – spiega ancora Reda – credo che la difficoltà di sfatare questa presunta profezia sia da attribuire alla nostra cultura e al suo bisogno antico di escatologia e di apocalittico. I Maya avevano l’ossessione del tempo: se noi ad ogni giorno associamo un santo, questo popolo vi associava addirittura un dio che, con un pesante fardello, lo trasportava fino al giorno successivo per consegnarlo a un’altra divinità. In sintesi, ciò che accadrà il 21 dicembre sarà, secondo complessi calcoli matematici e astronomici, la fine di un periodo composto da 13 Baktun, ciascuno dei quali di circa 400 anni”. Basta avere ancora qualche mese di pazienza, dunque, e molto probabilmente tutta la faccenda si risolverà come il Millennium Bug: in un falso allarme. fonte> http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/12/fine-del-mondo-2012-la-profezia-maya-creata-da-un-prof-di-storia-dellarte/291865/

mercoledì 8 febbraio 2012

I misteri del lago Vostok dopo trent'anni di scavi

UN MISTERO lungo venti milioni di anni, sepolto sotto i ghiacci del Polo Sud 2. E' quello racchiuso nel lago Vostok, subglaciale e grande come l'Ontario, lungo quasi 250 chilometri e largo 50, profondo 1000 metri, il più grande delle centinaia di bacini sotto il Polo sud. Forse gli strati che ricoprono il lago sono più recenti, nell'ordine delle decine di migliaia di anni. Ma tradotti in misure, equivalgono comunque a tre chilometri e oltre di spessore glaciale, che le trivelle russe impegnate nella spedizione hanno finito di perforare oggi, dopo trent'anni di lavori. La zona di Vostok è ammantata di mistero oltre che di ghiaccio, da sempre. Non ultima la sparizione del team di scienziati impegnati nei lavori in questi giorni, di cui hanno dato notizia network importanti come la Fox, poi riapparsi improvvisamente dopo una settimana di comunicazioni interrotte. E la vera avventura comincia adesso, perché fare luce sui misteri del lago, l'ambiente che lo circonda e le sue anomalie potrebbero rappresentare per la scienza un episodio non distante per importanza dalla conquista della Luna negli anni 60. Misteri e anomalie. L'enorme bacino subglaciale, scoperto negli anni 70, nasconde un tesoro tutto da stimare per quantità e qualità. Di sicuro c'è che l'acqua che contiene è purissima, incontaminata dall'ambiente terrestre, e così è rimasta per venti milioni di anni. L'ecosistema è quindi quello di quell'epoca, con tutto ciò che può comportare per forme di vita vegetali, animali, microbiali. Ma c'è molto di più. Il lago è sovrastato da una cava di ghiaccio, che contiene ossigeno e esercita pressione. A questo si aggiunge la temperatura dell'acqua, che verso la superficie è più fredda, ma che in alcune zone arriva intorno ai 30 gradi. Un posto piacevole per nuotare, se non fosse tremila metri sotto l'Antartide. Il fenomeno viene spiegato con un'ipotesi suggestiva: il bacino che ospita il lago sarebbe in una zona in cui la crosta terrestre è più sottile, da qui l'acqua temperata. E a questo punto si aprono gli scenari più incredibili. Quali forme di vita contiene il lago, che tipo di ambiente è? E comunque la si metta, si tratta di forme di vita da noi oggi considerabili completamente aliene, al mondo di oggi e al nostro ambiente. Tanto che la scienza considera Vostok come un campo di allenamento per comprendere Europa, satellite di Giove dalla composizione ambientale molto simile a questo tesoro chiuso nello scrigno dell'Antartide. I pericoli del mondo perduto. Il bacino del lago Vostok potrebbe essere un vero e proprio endopianeta, un mondo sconosciuto e autonomo all'interno del pianeta Terra, rimasto a venti milioni di anni fa. Secondo ipotesi non prive di fascino, il ciclo dell'acqua potrebbe essere completo, la conca della caverna ospitare
fenomeni meteo, piogge e temporali e spostamenti d'aria. E forse forme di vita complesse. Sicuramente, ci sono i batteri. Un aspetto che crea più di un problema, perché il nostro mondo e quello dimenticato del lago Vostok potrebbero essere incompatibili. Un agente proveniente dalla Terra potrebbe contaminare e sterminare la biologia del lago in pochi minuti. Così come un agente proveniente dal lago, sconosciuto per il nostro ambiente e potenzialmente pericoloso potrebbe provocare problemi imprevedibili per tutto il pianeta. Per questo nell'opera di scavo, il team russo ha prestato attenzione totale al pericolo di contaminazione biunivoca. L'acqua da analizzare proveniente dal lago sarà prelevata creando un foro attraverso cui la pressione spingerà il liquido in alto. Si attenderà quindi il ricongelamento e poi verranno presi i campioni. Naturalmente il momento del taglio del ghiaccio per praticare il foro è quello più delicato, quello in cui il nostro mondo e i nostri batteri entrano in contatto con un universo misterioso intrappolato da milioni di anni. Attività magnetica inspiegabile. Ma i misteri di Vostok non sono finiti. Ce n'è un altro, ugualmente importante ma dai contorni ancora meno definibili. Nella zona sud-occidentale del lago, i team di ricerca hanno individuato e verificato per anni la presenza di una fortissima anomalia magnetica, ritenuta di origine inspiegabile, che si estende 105 km per 75. Alcuni ricercatori pensano che anche questo fenomeno sia da attribuirsi all'assottigliamento della crosta terrestre in quel punto. Ma alcuni rilievi effettuati da rilevatori sismici hanno individuato la presenza di un elemento metallico di forma circolare o forse cilindrica che appare dal diametro molto esteso, alla base del lago. L'ipotesi è che possa essere questa non specificata struttura a generare l'alterazione di 1000 nanotesla nel campo magnetico di una zona così estesa. Un elemento che ha aperto scenari da X-Files, che vedono già i sostenitori della presenza di un gigantesco Ufo seppellito di ghiacci, contro chi parla di un elemento meteorico. Di certo c'è che la forma dell'oggetto misterioso appare particolarmente regolare. Voci non confermate riportano che l'agenzia nazionale per la sicurezza degli Usa (NSA) abbia perimetrato la zona, secretato le comunicazioni sull'area e impedisca l'accesso per chiunque, per "evitare contaminazioni". Cosa nasconde il lago e in che modi e tempi la scoperta inciderà sul pianeta Terra è tutto da vedere. Vostok è stato appena raggiunto, e i misteri che contiene prima o poi arriveranno in superficie FONTE: http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/06/news/antartide_i_misteri_del_lago_vostok_raggiunto_dopo_trent_anni_di_scavi-29442183/?ref=HREC2-44